Il nuovo decreto di Draghi con gli aiuti alle famiglie: 200 euro di taglio al cuneo fiscale e sconti su benzina e bollette
Il governo Draghi prepara un nuovo decreto di aiuti alle famiglie. Che conterrà il raddoppio dello sconto fiscale previsto dalla legge di bilancio 2022. Portando così 200 euro nelle tasche degli italiani. Ma arriveranno anche altri soldi per calmierare il costo delle bollette dell’elettricità e del gas. E per confermare il taglio di 30 centesimi sulle accise dei carburanti. Per un totale che attualmente oscilla tra i 9 e i 12 miliardi di euro. Così suddivisi: 4 per il nuovo taglio delle tasse sul lavoro; uno al mese per le accise e altri 4 per le bollette. In parte verrebbero finanziati dall’aumento del gettito Iva. Ma sul tavolo c’è anche l’ipotesi di ricorrere alla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche. Portando l’imposizione fiscale dal 25 al 30% si recupererebbero almeno due miliardi. Le nuove norme arriveranno a luglio
Le ipotesi
A parlare del nuovo decreto di Draghi oggi sono Repubblica e La Stampa. La prima ipotesi a cui lavorano Palazzo Chigi e via XX Settembre è quella di raddoppiare lo sconto contributivo introdotto dalla legge di bilancio. Facendo passare lo sgravio dallo 0,8 all’1,6%. Con un beneficio totale su un reddito da lavoro da 30 mila euro lordi pari a 223 euro tra primo e secondo taglio. Che non sarebbe strutturale ma una tantum in attesa della prossima legge di bilancio. Il taglio del cuneo però potrebbe anche finire per concentrarsi soltanto sui redditi bassi. Abbassando l’asticella dei beneficiari a 15-20 mila euro. Un altro intervento dopo la riforma dell’Irpef potrebbe arrivare sulle quattordicesime di luglio che vanno ai pensionati fino a 14 mila euro.
La conferma degli sconti per benzina e bollette invece potrebbe arrivare ad impegnare fino a dieci miliardi. Mentre c’è chi nel governo chiede anche un tetto ai prezzi alla pompa dei carburanti. Per ora il governo esclude di attivare altro deficit per finanziare le misure. La Stampa spiega che altre ipotesi sono sul tavolo. Come quella di recuperare altre risorse dalla prossima riforma dell’Irpef. Oppure, come suggerito dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, con un intervento da finanziare con i proventi della lotta all’evasione contributiva. Mentre il responsabile della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta punta il dito sulla riforma del reddito di cittadinanza. Che servirebbe a liberare 4 miliardi da destinare al taglio del cuneo ma anche alle politiche attive del lavoro.
Il problema del deficit
Intanto il segretario della Cgil Maurizio Landini propone di aumentare le tasse su affitti e rendite: «Va fatto, insieme ad una riforma fiscale complessiva fondata sul principio costituzionale della progressività. E propongo anche, se necessario, un contributo straordinaria a carico di chi ha di più. Si chiama solidarietà». Per il leader del sindacato «le risorse ci sono, basta decidere dove andarle a prendere. Penso a tutti i settori che hanno ottenuto extraprofitti durante la pandemia: c’è il settore dell’energia ma anche quello farmaceutico, per esempio. E poi vorrei capire perché, tra l’altro, le tasse sulle rendite finanziarie e sugli affitti, con il meccanismo della cedolare secca, debbano essere inferiori a quelle che gravano sul lavoro. Perché si penalizza il lavoro?».
Per l’ex Bankitalia e oggi presidente di Tim Salvatore Rossi invece è doveroso alzare i salari «perché sono bassi. Bisogna tuttavia evitare una spirale di aumenti continui che inseguano l’inflazione. Sarebbe opportuno un intervento un tantum che ne innalzi il livello verso quello prevalente all’estero. È doveroso e opportuno, anche perché contribuisce a sostenere la domanda». Ma senza spendere in deficit: «Gli scostamenti in tempi di emergenza gravissima sono stati tollerati, anche consigliati dalla stessa Europa. Ora che la pandemia non è più il primo dei problemi, il tema ridiventa quello di una finanza pubblica caratterizzata da un debito alto».
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