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Ucraina, il live blog con le notizie più importanti della 110a giornata di guerra

13 Giugno 2022 - 20:30 Redazione
Le notizie più importanti, mappe e approfondimenti a cura della redazione di Open

Nel giorno numero 110 della guerra in Ucraina l’esercito di Kiev si sta scontrando pesantemente per la città di Severodonetsk, mentre le forze russe hanno distrutto un ponte nel Donbass che la collega Lysychansk lasciando i civili con una sola via d’uscita. Il presidente Zelensky ha detto che l’esercito ucraino sta liberando il territorio nella regione di Cherson e che si sono registrati successi delle forze di Kiev a Zaporizhzhia. Mosca ha detto che con i suoi missili Kalibr ha distrutto un avanposto che nascondeva le armi dell’Occidente, mentre un attacco missilistico proveniente dal Mar Nero ha in parte distrutto una struttura militare nella città di Chortkiv, ferendo 22 persone. Secondo Interfax le forze russe hanno abbattuto tre caccia ucraini SU-25 vicino a Donetsk e Kharkiv nell’Ucraina orientale. Intanto Draghi, Scholz e Macron saranno giovedì a Kiev.

20.00 – Ukrinform: «Bombardato un asilo a Zelenodolsk»

«I bombardamenti nemici hanno danneggiano un asilo nella comunità di Zelenodolsk, nella regione di Dnipropetrovsk», nell’Ucraina centro orientale. A riportarlo è l’agenzia stampa Ukrinform, precisando che la scuola è stata bombardata nella notte. «La situazione nella comunità di Zelenodolsk è molto tesa. Il nemico agisce in modo caotico e piuttosto crudele», ha scritto invece su Telegram il capo dell’amministrazione militare del distretto di Kryvyi Rih, Yevhen Sytnychenko. Secondo la stessa fonte, nella tarda serata di ieri Zelenodolsk è stata bersaglio del «fuoco nemico», con «gli invasori» che hanno colpito un appartamento. Una donna è stata uccisa e cinque persone sono rimaste feriti.

19.00 – Ucraina nell’Ue: il 17 giugno l’opinione dei commissari

La Commissione europea ha tenuto un dibattito di orientamento sulle richieste di adesione all’Ue inoltrate da Ucraina, Moldavia e Georgia, con l’obiettivo di finalizzare il dossier in vista della riunione di venerdì 17 giugno, durante la quale il collegio dei commissari darà il suo parere sulla conformità dei tre Paesi ai criteri di adesione Ue. «La Commissione ha lavorato in modo rapido e diligente per formulare i pareri il prima possibile, nel giro di poche settimane, non di anni», ha sottolineato una portavoce dell’esecutivo europeo, specificando che «una volta che la Commissione avrà adottato le opinioni in merito alle richieste di adesione dei tre Paesi, la decisione sui passi futuri del percorso dell’Ue sarà nelle mani degli Stati membri». Salvo sorprese, la Commissione europea dovrebbe dare via libera al riconoscimento dello status di Paese candidato a Ucraina e Moldavia, più incerto l’esito della Georgia. Il dossier dovrebbe poi essere discusso in occasione del vertice dei leader europei in programma il 23 e 24 giugno.

18.00 – Zelensky: «Mariupol sarà di nuovo libera»

«Nell’ottavo anniversario della liberazione di Mariupol dai terroristi filorussi, stiamo ancora una volta combattendo per questa città e per tutta l’Ucraina. Come allora, nel 2014, Mariupol sarà di nuovo libera. La bandiera ucraina tornerà lì, così come in ogni città e villaggio dove sono arrivati gli occupanti. Perché questo è il nostro Paese e il nostro popolo». Lo ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram, facendo riferimento al fatto che nel 2014 Mariupol fu sotto il controllo dei militanti dell’autoproclamata Repubblica del Donetsk per un mese.

17.30 – Ue: «Produzione di cereali arrivare a -50% rispetto al 2021»

La produzione di cereali e semi oleosi potrebbe essere inferiore al 40-50 per cento rispetto al 2021 a causa della guerra. Gli ucraini, pertanto, chiedono sostegno finanziario su questo fronte. Lo ha annunciato il Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, ai ministri riuniti nel Consiglio agricoltura, in cui ha dichiarato: «In una recente lettera il ministro ucraino ha delineato le loro necessità immediate per sostenere la produzione alimentare e la priorità si è spostata dalla precedente richiesta di donazioni in natura a una chiara richiesta di aiuto finanziario per attrezzature e macchinari per lo stoccaggio, intensificare la produzione orticola, attrezzature per facilitare le esportazioni fondi per il sostegno diretto ai piccoli agricoltori».

16.00 – Mariupol, «oltre 22mila persone uccise e 50mila deportati in Russia»

Nella città portuali di Mariupol, in Ucraina, sarebbero oltre 22mila le persone rimaste uccise. A riportarlo, secondo quanto cita il The Kyiv Independent, è l’amministrazione dell’oblast di Donetsk. Secondo i dati preliminari, sono più di 50mila le persone che sono state deportate con la forza da Mariupol alla Russia e nei territori occupati dai russi.

14.30 – Niinisto: «In Ucraina le armi sono sempre più pesanti»

Stiamo supportando l’Ucraina con armi sempre più pesanti, ha detto il presidente finlandese Sauli Niinisto, aggiungendo che «anche la Russia sta iniziando a usare armi estremamente potenti. Tra cui le bombe termobariche che sono di fatto armi di distruzione di massa». Anche la Nato e l’Ucraina hanno accusato la Russia di utilizzare queste armi molto più devastanti degli ordigni tradizionali.

13.30 – Polizia ucraina: «Solo a Kiev uccisi 1.500 civili»

Oltre 1.500 civili sono stati uccisi nella regione di Kiev durante l’occupazione russa. Lo ha fatto sapere il capo della polizia nazionale ucraina Igor Klymenko, che ha aggiunto che 1.200 di questi non sono stati identificati. Si è riuscito a capire che il 75 per cento sono uomini, il 2 per cento bambini, e il 23 per cento donne. «Abbiamo ricevuto segnalazioni da tutto il Paese e aperto un procedimento penale per la morte di oltre 12 mila persone trovate soprattutto nelle fosse comuni», ha detto Klymenko. Il numero è sicuramente destinato a crescere, «perché ogni settimana le forze dell’ordine trovano dei corpi». Il capo della polizia ha concluso: «I cecchini sparavano dai carri armati, dai mezzi corazzati, nonostante le fasce bianche che le persone portavano al braccio come aveva imposto i russi».

11.57 – Kiev chiede ancora armi pesanti

Il consigliere del capo dell’Ufficio di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha scritto su Twitter che per porre fine alla guerra l’Ucraina ha bisogno di parità di armi pesanti con la Russia, indicando il tipo di armamenti necessari: 1.000 obici da 155 millimetri, 300 lanciuarazzi multipli Mlrs, 500 carri armati, 2.000 veicoli corazzati, 1.000 droni. Podolyak ha aggiunto che la decisione sul numero di armi che l’Occidente invierà è attesa per mercoledì, quando i ministri della Difesa di tutto il mondo si incontreranno presso la sede della Nato a Bruxelles.

9.33 – Mosca: «Dialogo riservato e aperto con il Vaticano»

Secondo il direttore del Primo dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo Alexey Paramonov, la Russia accoglierebbe con favore gli sforzi di mediazione del Vaticano nella guerra in Ucraina: «La dirigenza vaticana ha ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazioni – ha dichiarato in un’intervista a Ria Novosti – sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalmente legate alla situazione umanitaria in Ucraina».

9.00 – Mosca: ok sforzi Vaticano per la pace

Mosca apprezza gli sforzi di mediazione del Vaticano nella guerra in Ucraina e mantiene con la Santa Sede un dialogo aperto, riservato e fiducioso su una serie di argomenti: lo ha detto all’agenzia russa Ria Novosti Alexei Paramonov, direttore del Primo Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo. «La dirigenza vaticana ha ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazioni sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalmente legate alla situazione umanitaria in Ucraina», ha concluso il diplomatico.

8.00 – Kiev: uccisi 32mila soldati russi

Ammonterebbero a 32.300 le perdite fra le fila russe dal giorno dell’attacco di Mosca all’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 32.300 uomini, 1432 carri armati, 3492 mezzi corazzati, 718 sistemi d’artiglieria, 226 lanciarazzi multipli, 97 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 213 aerei, 178 elicotteri, 2460 autoveicoli, 13 unità navali e 585 droni.

7.00 – 007 Gb: fiume decisivo

Nei prossimi mesi, le operazioni di attraversamento del fiume Severskij Donets, a Severodonetsk, probabilmente saranno tra i fattori determinanti più importanti per il corso della guerra. Lo sostiene il ministero della Difesa britannico nel suo ultimo rapporto. Il settore centrale chiave, lungo 90 km, della prima linea russa nel Donbass si trova a ovest del fiume Siverskyy Donets e per raggiungere il successo nell’attuale fase operativa della sua offensiva nel Donbass, la Russia dovrà completare ambiziose azioni di fiancheggiamento o condurre attraversamenti d’assalto del fiume. Le forze ucraine sono spesso riuscite a demolire i ponti prima di ritirarsi, mentre i russi hanno faticato a mettere in atto il complesso coordinamento necessario per condurre con successo l’attraversamento dei fiumi quando sotto il tiro del fuoco.

6.00 – 500 civili chiusi ad Azot

Sono ancora circa 500 i civili che rimangono all’interno dell’impianto chimico Azot a Severodonetsk, secondo le autorità locali citate dal Kiev Independent. Il governatore dell’oblast ucraino estremorientale di Lugansk, Serhiy Haidai, spiega che tra queste persone ci sono circa 40 bambini. Due giorni fa bombardamenti russi sulla fabbrica hanno provocato la perdita di tonnellate di petrolio e lo scoppio di un violento incendio. I civili hanno iniziato successivamente a lasciare l’impianto, in cui si sono rifugiate circa 800 persone compresi militari.

5.00 – Kiev accusa la Germania

I primi Marder sono già pronti, ma manca l’ok del governo tedesco alla fornitura di questi mezzi corazzati di fanteria all’Ucraina: lo afferma il produttore di armi Rheinmetall, citato dal quotidiano Bild. L’amministratore delegato della Rheinmetall, Armin Papperger, ha dichiarato a Bild che l’azienda sta riparando circa 100 veicoli Marder e che alcuni di questi sono già utilizzabili. Tuttavia – sottolinea Papperger – spetta a Berlino decidere dove spedirli. Sulla questione è intervenuto ieri sera anche l’ambasciatore ucraino in Germania, Andriy Melnyk, che su Twitter ha tuonato: «Perché rifiutate all’esercito ucraino questi Marder, mentre l’Ucraina sta sanguinando nel Donbass davanti ai vostri occhi?». Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ricorda il Kyiv Independent, è stato accusato di aver bloccato le forniture di armi all’Ucraina e non una sola arma pesante è stata fornita finora dalla Germania a Kiev.

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