«80 km al giorno per raggiungere l’unica scuola che ci ha accolto». La lotta di Massimo, ragazzo sordocieco, per il diritto negato all’istruzione – Il video
Percorrere 80 km al giorno per raggiungere l’unica scuola che ha deciso di accettarti. Questo è il diritto all’istruzione che il nostro Paese è in grado di garantire ai ragazzi come Massimo. Non vede e non sente dalla nascita. L’impianto cocleare gli ha restituito l’udito, la Lega del Filo d’Oro la consapevolezza che le possibilità possono sostituirsi ai limiti. Poi è arrivata la scuola e a quel punto il diritto di stare nel mondo si è trasformato in un privilegio difficile da ottenere. «Abbiamo chiesto a tutte le scuole vicine, nessuno ci voleva. Ci dicevano che nostro figlio non avrebbe potuto mai seguire un programma “normale” o imparare a leggere il braille». I genitori ripercorrono le tappe di un viaggio doloroso: dirigenti spaventati, insegnanti di sostegno con il contagocce, poche ore da dedicare e una causa per discriminazione da portare in tribunale. Una strada che accomuna centinaia di ragazzi a cui ogni giorno viene negato il diritto di imparare e quindi di stare al mondo.
80 km al giorno per un’oasi
«Non abbiamo avuto dubbi». Sei anni fa per Massimo è arrivato il sì di un istituto scolastico a 40 km di distanza da dove abita. «Non c’è mai stato un giorno in cui non abbia fatto lezione in classe con i suoi compagni. Non è stato facile ma ci siamo messi in gioco tutti», racconta la dirigente Barbara Gusmini. «Diritto all’istruzione è inevitabilmente diritto all’inclusione». Da quel “sì” del Secondo Istituto Comprensivo di Palazzolo sull’Oglio i genitori di Massimo hanno stravolto le loro vite. «Abbiamo dovuto chiedere orari ridotti a lavoro, il trasferimento di sede da Milano, affrontare stipendi più bassi, e poi il viaggio quotidiano di 80 km con tutti i sacrifici che ha potuto comportare in primis a nostro figlio». Tutte le mattine Enza, la madre, accompagna Massimo a scuola con la sua auto, «ci hanno risposto che per il servizio scuolabus sarebbero stati troppi chilometri». Una volta arrivata saluta il figlio, «a volte cerco di lavorare in smart working per ottimizzare i tempi dei viaggi», spiega.
«All’esame di terza media parlerò della libertà»
«Ci avevano detto che non sarebbe riuscito ad imparare neanche il braille per leggere, a distanza di sei anni abbiamo un ragazzo che ragiona, impara e che ha scelto il tema della libertà come argomento di tesina per i suoi esami di terza media». Gli occhi di Mauro, il padre di Massimo, brillano quando parla delle conquiste che insieme sono riusciti a ottenere. E succede anche quando è il ragazzo a spiegare il perché della sua scelta. «Nella Storia la libertà ci è stata tolta tante volte. Ora è necessario imparare da quello che è successo per non ripetere mai più gli stessi errori», dice davanti alla sua barra braille. Sono tante le persone che negli ultimi anni hanno imparato insieme a lui cosa vuol dire essere liberi.
«Massi è un allievo incredibile, riesce a recepire la didattica in maniera velocissima e fuori dal comune», racconta il suo insegnante di batteria. «Mi ha insegnato e mi sta insegnando ancora che quello che noi chiamiamo limite in realtà è un altro modo di riuscire a vedere il mondo. Devo ringraziarlo per questo». Massimo suona la batteria, tira con l’arco, va in canoa, ama sciare e qualunque cosa che lo faccia sentire vivo e in connessione con il mondo che lo circonda. «Socievole, determinato, con una grandissima volontà di migliorare», Marco Zanotti, il suo maestro di sci, racconta i progressi che ha visto fare mese dopo mese a quel ragazzo che ora è diventato anche un amico di tutto il club.
«La disabilità non è un dono ma un problema da risolvere»
La voce narrante di Francesco Mercurio è la novità di questa serie di racconti dedicati al diritto. Sordocieco e utente della Lega del Filo d’Oro da quando era giovanissimo, dopo una laurea in giurisprudenza ora lavora nella Onlus fornendo consulenza legale alle famiglie che ne hanno bisogno. Nonostante il traguardo raggiunto della laurea, anche Francesco sa bene quanto è difficile farsi largo in un mondo che sembra non avere né tempo né spazio per trovare soluzioni. «Ci dicono che la disabilità è un dono, io invece sono convinto che sia un problema da risolvere».
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