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Cosa succede se Gazprom taglia il gas all’Occidente: l’Ue punta su Israele per non dipendere più dalla Russia

Il colosso statale imputa il taglio delle forniture annunciato ieri alle sanzioni contro Mosca. Ma c'è il sospetto di una rappresaglia

Gazprom, il colosso statale russo del metano, ha annunciato ieri la sua intenzione di ridurre del 40% i volumi di gas inviati verso l’Ue attraverso il gasdotto tra Russia e Germania, il Nord Stream 1. Una decisione motivata dalle sanzioni a Mosca. Che a detta del gigante degli idrocarburi avrebbero rallentato la riparazione e il ritorno di alcune componenti del compressore Baltic Portovaya. Spedite alla tedesca Siemens per essere aggiustate ma in stallo nella loro sede di Montreal. Dunque, ha spiegato Gazprom, «al momento, solo tre compressioni possono essere utilizzati alla stazione di Portovaya. E ciò che possono fare è pompare 100 milioni di metri cubi di gas al posto dei 167 programmati».

Una manovra politica

Anche se la Siemens ha confermato le circostanze, la manovra assume contorni politici più che logistici. Ovvero sembra una ritorsione rispetto alle sanzioni imposte dall’Occidente. Che il Cremlino può permettersi il lusso di effettuare grazie alle entrate fiscali da gas e petrolio incassate tra gennaio e aprile 2022, in aumento del 90% rispetto allo stesso periodo del 2021 grazie all’impennata dei prezzi. Parliamo di un incremento di 27 miliardi di euro. A questo ritmo, anche se da gennaio prossimo dovesse partire un embargo totale di tutti i Paesi del mondo sull’energia russa, le entrate in più basterebbero a Mosca per finanziare quasi tutta la spesa militare, di circa 100 miliardi di euro per il 2023.

Si attendono sviluppi sulle intenzioni di Vladimir Putin nel discorso che il leader russo terrà il prossimo fine settimana al Forum economico di San Pietroburgo. Che secondo quanto anticipato verterà proprio sulle sanzioni occidentali. Nel frattempo, i mercati hanno iniziato sin da subito a risentire delle manovre di Gazprom. Ad Amsterdam le quotazioni del gas sono salite del 17% a 97 euro al megawattora. Mentre a Roma Arera ha annunciato che gli stoccaggi dell’Italia sono saliti ormai al 52%.

La «corsa contro il tempo» di Berlino

Gli Stati membri iniziano a prepararsi per ogni eventualità: il ministero dell’Economia tedesco ha affermato che la sicurezza dell’approvvigionamento è «attualmente garantita», e Berlino ha adottato urgentemente una legge che richiede che i serbatoi del Paese siano pieni al 90% entro novembre. Al momento, l’obiettivo sembra lontano. Con una capacità di 4 miliardi di m3, il bacino di Rehden, il più grande d’Europa, è attualmente pieno solo per il 7,95%.

La Germania starebbe dunque facendo una «corsa contro il tempo» per accumulare scorte sufficienti prima dell’inverno. Corsa che si starebbe svolgendo in particolare nella campagna bavarese, a 1.600 metri sotto terra. Lì si trova l’ex giacimento di gas naturale Bierwang, che funge da serbatoio per la compagnia energetica tedesca Uniper. Può arrivare a immagazzinare fino a 800 milioni di metri cubi di gas: quantità che basterebbe a rifornire la città di Monaco per otto mesi.

L’Ue punta su Israele

Non è la prima volta che il gas viene usato dalla Russia come un’arma da sfoderare contro gli avversari. Torna alla mente la chiusura dei rubinetti che il monopolista di Mosca ha imposto per Polonia, Bulgaria, Finlandia, Paesi Bassi e Danimarca, dopo il rifiuto delle aziende importatrici di aprire il conto in rubli per il pagamento delle forniture in scadenza tra aprile e maggio. Una vera e propria «rappresaglia» per il sostegno dell’Occidente all’Ucraina, secondo le parole della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel secondo giorno della sua visita in Israele.

Il viaggio di von der Leyen non è casuale. L’Ue ha infatti dichiarato di voler «rafforzare la cooperazione energetica» con il Paese, per ridurre la dipendenza dalla Russia grazie all’approvvigionamento di gas naturale liquefatto via Egitto, nell’immediato. E ai piani di costruzione del gasdotto EastMed del Mediterraneo orientale. Il ministero dell’energia israeliano ha annunciato che Israele e l’Unione europea firmeranno oggi un accordo per l’esportazione di gas naturale verso l’Ue.

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