Suicidio assistito, è morto il marchigiano “Mario”: è il primo caso in Italia. Per lui la colletta per le spese negate dallo Stato
«Alle 11.05 di oggi è morto ‘Mario’ la cui identità, rimasta nascosta finora, è Federico Carboni». A diffondere questo messaggio è stata l’associazione Luca Coscioni. Federico aveva 44 anni e viveva a Senigallia, in provincia di Ancona. Aveva ottenuto il via libera per il suicidio assistito dopo essere rimasto per 12 anni paralizzato su un letto dopo un incidente stradale. È il primo caso in Italia. Nelle scorse ore l’associazione Luca Coscioni aveva portato a Federico la strumentazione e il farmaco per il suicidio. La battaglia legale con l’Asur (Azienda sanitaria unica regionale) delle Marche è durata mesi. Il via libera del Comitato etico regionale era arrivato a novembre 2021, ma alla commissione multidisciplinare di esperti sono serviti altri sei mesi per scegliere il farmaco, il tiopentone, e le modalità di somministrazione. L’associazione Luca Coscioni ha spiegato anche chi ha assistito Federico: «Il suicidio medicalmente assistito è avvenuto sotto il controllo medico del dott. Mario Riccio, anestesista di Piergiorgio Welby e consulente di Federico Carboni durante il procedimento giudiziario. Al fianco di Federico, la sua famiglia, gli amici, oltre a Marco Cappato, Filomena Gallo e una parte del collegio legale».
Dopo l’ok è arrivato l’ostacolo delle spese mediche (5 mila euro interamente a carico del paziente), superato grazie a una «straordinaria mobilitazione», che ha consentito all’Associazione Luca Coscioni di raccogliere in poche ore la cifra necessaria per aiutare Mario. «Grazie a tutti – ha dichiarato Mario – per avere coperto le spese del “mio” aggeggio, che poi lascerò a disposizione dell’Associazione Luca Coscioni per chi ne avrà bisogno dopo di me. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere». In merito alla necessità della raccolta fondi per la strumentazione l’Associazione spiega che «in assenza di una legge, lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’erogazione del farmaco, nonostante la tecnica sia consentita dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo».
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