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De Ketelaere, un gigante riservato: dal rapporto con la madre all’addio al tennis. I segreti del belga che ha fatto innamorare il Milan

18 Giugno 2022 - 16:45 Marco Juric
Alto 1.91 e dotato di un sinistro raffinato, la stella del Club Brugge ha stregato la dirigenza rossonera pronta a mettere sul piatto 35 milioni

Una statura da gigante, sguardo imperscrutabile e un sinistro che ha attirato le attenzioni dei top club d’Europa attivi sul calciomercato internazionale. Charles De Ketelaere è il nome che da settimane ronza nella mente di Paolo Maldini e Ricky Massara, pronti a qualunque cosa pur di vederlo nel Milan della prossima stagione. I rossoneri infatti sono pronti ad offrire circa 35 milioni per il suo cartellino. Perché il ragazzo nato a Brugge il 10 marzo del 2001 è gioiello raro, un diamante già sgrezzato e pronto a prendersi la luce dei riflettori in una squadra pronta a garantirgli un palcoscenico degno del suo talento. Lui infatti il salto di qualità lo ha già fatto ed attende soltanto l’occasione giusta per lasciare il Belgio ed affermarsi.

Consacrazione

EPA/STEPHANIE LECOCQ | Charles De Ketelaere (d) e Francesco Acerbi (s) durante il match del gruppo F della UEFA Champions League Club Brugge – Lazio, Bruges, Belgio, 28 ottobre 2020

Nell’ultima stagione con la maglia del Club Brugge, De Ketelaere ha totalizzato 45 presenze segnando 18 gol. Un titolare inamovibile della formazione belga, che ormai da tre anni dirige le operazioni del reparto offensivo impostando (e spesso finalizzando) gli attacchi della squadra fiamminga. In Jupiler Pro League gioca prevalentemente da trequartista, ma all’occorrenza può essere adattato anche da mezz’ala. Per capire che si tratta di un ragazzo fuori dal comune basta guardare il suo score in Champions League: la prima rete delle due segnate è arrivata all’esordio nella massima competizione continentale. Un gol al 90′ contro lo Zenit che ha regalato i tre punti al Brugge. Con il Belgio invece è andato a segno nella sfida di Nations League con l’Italia andata in scena lo scorso ottobre.

Riservatezza

EPA/STEPHANIE LECOCQ | Charles De Ketelaere durante la partita del gruppo F della UEFA Champions League Club Brugge – Lazio, Bruges, Belgio, 28 ottobre 2020

E’ difficile scovare notizie della vita del giovane Charles fuori dal campo di gioco. Il ventunenne è infatti un ‘maniaco’ della riservatezza, limitandosi a comunicare il minimo indispensabile delle sue attività private. La fidanzata è la stessa dai tempi del liceo mentre l’altro grande punto di riferimento è la mamma, a cui ha rimproverato pubblicamente il fatto di essere troppo indulgente con lui. Spesso la signora De Ketelaere riguarda insieme al figlio le gare del Brugge ma, secondo Charles, sarebbe troppo parziale nei giudizi: «Il fatto che ora io sia conosciuto e che ci siano certe aspettative nei miei confronti non mi scoraggia – ha spiegato il giocatore – sono molto critico, quindi la pressione maggiore spesso viene da me stesso. Guardo regolarmente le mie partite. Mia madre a volte vuole guardarle insieme ma non mi piace. Per lei faccio sempre tutto bene, mentre io preferisco avere un occhio più critico».

Temperamento bollente

EPA/FILIP SINGER | Charles De Ketelaere (s) Willi Orban (d) durante il match del gruppo A della UEFA Champions League Lipsia – Club Brugge, Lipsia, Germania, 28 settembre 2021

Nonostante arrivi dal Nord Europa, il carattere di De Ketelaere è tutt’altro che glaciale. Basti pensare che a causa dei alcuni scatti di ira ha deciso di abbandonare la carriera da tennista, che aveva intrapreso prima di dedicarsi al calcio. Il forte spirito critico e l’eccessiva pressione hanno spinto il trequartista a dedicarsi ad uno sport di squadra: «Il tennis è molto più conflittuale quando si perde – ha raccontato – nel calcio è più facile trovare scuse quando le cose vanno male, mentre nel tennis sei solo tu. E io non riuscivo a gestire i miei errori. A volte mi arrabbiavo, non sopportavo gli imbroglioni, quei ragazzi che urlavano quando la palla era fuori e invece non lo era. Mia madre ha cercato di aiutarmi perché a volte si vergognava. Ho anche avuto un coach con cui meditavo per calmarmi».

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