L’appello di Zelensky a Milano ai dubbiosi sulle armi per Kiev: «Per favore sosteneteci: è come se mezza Italia fosse bloccata»
«L’Ucraina ha bisogno di aiuto: rifornimenti, alimenti, armi ed equipaggiamenti moderni» dice Volodymyr Zelensky, che ha aperto il Global Policy Forum dell’Ispi in corso a Milano. Proprio mentre in Italia il dibattito sul sostegno militare all’Ucraina riporta in fibrillazione la maggioranza di governo, il presidente ucraino ha parlato proprio a chi in Italia, come i senatori del M5s, vorrebbero rimettere in discussione i nuovi aiuti militari per Kiev. Rispondendo a una domanda dell’ex premier Mario Monti, Zelensky ha detto: «Per favore sosteneteci». Sul futuro del suo Paese, il presidente ucraino ha rilanciato l’appello che ormai accompagna i suoi interventi internazionali: «Non possono bastare le sanzioni alla Russia – insiste Zelensky – L’Ucraina deve rinascere dalle proprie ceneri: dobbiamo permettere alle persone di tornare alle proprie case, questa deve essere la nostra priorità. Altrimenti avremmo una crisi senza precedenti». Dopo la visita di Mario Draghi a Kiev e gli aiuti finora ricevuti, Zelensky ha voluto ringraziare l’Italia, rilanciando un ruolo in prima fila per Roma nella trattativa di pace: «Ci servono garanzie di sicurezza per il futuro – ha detto il presidente ucraino – e crediamo che l’Italia dovrebbe essere tra i garanti. Ringraziamo per il sostegno il governo italiano».
June 20, 2022
A tre giorni dal prossimo Consiglio europeo, in cui i leader Ue puntano ad approvare nuovi sostegni in armi e finanziamenti per Kiev, Zelensky ribadisce di volere la fine della guerra «e che la nostra terra non appartenga a nessun altro». Un richiamo al ripristino dei confini su cui Kiev è sostenuta dal Consiglio europeo. E a proposito dell’iter per l’ingresso nell’Unione europea, il presidente ucraino ha aggiunto: «Stiamo proteggendo i nostri obiettivi e valori comuni con l’Europa. Per noi questo è un fattore unificante e credo che sia per questo che abbiamo ricevuto lo status di candidato. L’Ue deve solo considerarci un partner alla pari»
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