Cloe Bianco, la versione del suo preside: «Ha causato un impatto traumatico ai suoi alunni»
Sul caso Cloe Bianco scende in campo il dirigente scolastico Francesco Ariot. Ovvero il preside dell’istituto Scarpa-Mattei di San Donà del Piave. Lì si trova la classe davanti alla quale Cloe si presentò in abiti femminili e con una parrucca bionda il 27 novembre 2015. Dando il via al suo coming out. Il ministero ha avviato un’ispezione e all’Ufficio scolastico regionale si sta lavorando alla relazione che comprende i documenti relativi al procedimento al quale fu sottoposta e che si concluse con una «condanna» a tre giorni di sospensione. Intanto però Ariot, in un colloquio con il Corriere del Veneto, spiega: «L’istituto non fece nulla per metterla in difficoltà – assicura Ariot – alla fine era una brava insegnante e questa era l’unica cosa che contava. Infatti continuammo a chiamarla come supplente anche in seguito, ma non tornò. C’è chi dice che fu demansionata e costretta a lasciare l’insegnamento. Non è vero». Cloe, ricorda il quotidiano era iscritta alla graduatoria degli insegnanti e a quella del personale amministrativo. «Fu lei, in seguito, a rinunciare alle supplenze per accettare gli incarichi in amministrazione». Continuò a lavorare fino al 2019. Poi rifiutò ogni contratto e sparì.
Nel fascicolo aperto al tribunale del lavoro a cui Cloe si rivolse le accuse sono ancora più circostanziate. Il preside, informato delle sue intenzioni, l’ha invitata a rinviare ogni azione per avere il tempo di mettere in campo «una preventiva e adeguata informazione e preparazione dell’ambiente scolastico». Bianco si presentò agli alunni nella sua nuova identità generando negli studenti un «impatto iniziale traumatico». In particolare in un’alunna che «si allontanava dalla classe colpita da crisi di pianto» e un un prof che «è rimasto impietrito». In più Cloe si presentava a scuola vestita in modo «vistoso», «volgare» ed «eccessivo». La vicepreside la descrisse così: «Maglia lunga, calzamaglia, stivaletti con tacco, unghie lunghe, orecchini, parrucca… abbigliamento poco consono alla sobrietà e al decoro».
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