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Scissione M5s, Di Battista: «Ignobile tradimento per le poltrone: ora è chiaro perché sono andato via»

Per l'ex parlamentare per diversi attivisti del M5s ora potrebbero essere più chiare le ragioni che lo avevano portato a mollare il Movimento

Di questa nuova scissione nel M5s, l’ex grillino Alessandro Di Battista dice subito che non gli «importa nulla». Lo spiega in un lungo post su Facebook in cui rivendica le ragioni che lo avevano portato all’addio dal Movimento, con le vicende di queste ore che sarebbero proprio «frutto di quei giorni». L’uscita di Di Battista avvenne «quando venne presa la decisione scellerata (e suicida) – scrive l’ex parlamentare – di entrare nel governo dell’assembramento», cioè quello guidato da Mario Draghi. «Ciò che avviene oggi è soprattutto frutto di quei giorni». Quello consumato da Luigi Di Maio, che Di Battista non cita direttamente, sarebbe solo «ignobile tradimento. Non senso di responsabilità». Perché spiega: «Un movimento nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno (mantenendo, ovviamente, la maggioranza nel Consiglio dei ministri) per portare a casa risultati. Non ha alcuni diritti di governare con tutti per portare a casa comode poltrone».

L’addio al M5s

A questo punto Di Battista spera che siano più chiare le sue ragioni di allora: «Forse adesso, e soltanto adesso, alcuni attivisti del Movimento stanno comprendendo le ragioni delle mie scelte passate (e anche di quel che dicevo in passato). Ma, per l’appunto, è il passato». Quel che lo preoccupa oggi è invece la guerra: «che in pochi vogliono che finisca», le tensioni a Kaliningrad, ma anche gli effetti delle sanzioni contro la Russia, l’Europa che scivola «verso la più totale inutilità e sudditanza». Ma anche il destino di Julian Assange e la riforma della Giustizia.

«Vogliono solo silenziare»

E infine le preoccupazioni di Di Battista sono anche per i «tentativi di delegittimazione che vengono messi in atto verso tutti coloro che non osano pensarla come vuole il “sistema”. Le randellate mediatiche che subisce chi osa pensare con la propria testa (esercitando il dubbio e coltivando la memoria) hanno un obiettivo: silenziare più voci possibili». Lui però assicura di avere «le spalle larghe» e garantisce che «continuerà a dire «sempre quel che penso. Non è più solo un diritto, è un dovere. A riveder le stelle!».

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