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Gas russo, tetto al prezzo a 80-90 euro al megawattora: la risposta dell’Ue al taglio delle forniture

21 Giugno 2022 - 09:27 Antonio Di Noto
La proposta dovrebbe essere discussa nel Consiglio di giovedì e passare in Commissione la prossima settimana. È stato Draghi a convincere Macron e Scholz durante il viaggio a Kiev.

Dopo i tagli alle forniture di gas da parte della Russia, l’Unione Europea prepara la controffensiva: un tetto al prezzo del gas (ma solo a quello di Mosca). La cifra, secondo quanto riporta la Repubblica, sarebbe tra gli 80 e i 90 euro al megawattora, contro i 120 di ieri in chiusura al mercato di Amsterdam (un anno fa era 19 euro). Tutto è ancora in discussione, ma il piano avanzato dal premier Mario Draghi prevede che il commercio di gas all’interno dell’Unione non possa avvenire a un prezzo superiore agli 80-90 euro al megawattora. Così facendo, vendere gas acquistato ai prezzi attualmente richiesti da Mosca diventerebbe un’operazione in perdita e quindi insensata.

La proposta

La proposta dovrebbe essere discussa nel Consiglio Europeo di giovedì per poi arrivare in Commissione la prossima settimana. Il sospetto è che il Cremlino stia manipolando il prezzo del gas per tenerlo alto artificialmente, dato che i problemi tecnici al compressore del Nordstream si sono manifestati proprio quando il costo di un megawattora era sceso a 80 euro. E da lì la scelta la scelta della cifra: se per Mosca questo è il minimo accettabile, per l’Ue deve diventare il massimo. La scelta di fissare un price cap solo sul gas russo, anziché su tutte le importazioni, invece, è mirata a preservare i rapporti con gli altri fornitori dell’Ue, che in diversi casi, come l’Algeria, si stanno impegnando straordinariamente per non lasciare l’Unione a secco.

Draghi ha convinto Macron e Scholz in viaggio verso Kiev

L’idea, da tempo caldeggiata da Draghi, circola da settimane negli ambienti Ue, ma diversi Paesi si sono mostrati scettici. Come riporta Adnkronos, sarebbe stato proprio il premier italiano, in treno verso Kiev a convincere il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz a passare dalla sua parte. I tagli delle forniture, parziali per la Germania e totali per la Francia, hanno fatto il resto. Con Parigi, Berlino e Roma sulla stessa linea, rimarrebbero da convincere Austria, Portogallo e Olanda.

L’Italia è pronta

Nel frattempo, l’Italia, pare non essere intenzionata ad incrementare il livello di allerta da pre-allarme ad allarme, dato che c’è il rischio che un’operazione simile possa far impennare i prezzi ancora di più e compromettere il riempimento degli stoccaggi, ora al 54%. Tuttavia, il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani convocherà domani un tavolo con Eni, Snam ed Enel per capire come le tre compagnie possano acquistare ancora più gas. Non è escluso un flusso di incentivi statali per compensare i costi. Infine, riporta il Corriere della Sera, che Eni avrebbe già tutto pronto, combustibile compreso, per la riapertura delle sei centrali a carbone italiane se le cose dovessero mettersi male.

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