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Luigi Di Maio e Giuseppe Conte: la parabola di una storia d’amicizia e politica finita male – Il video

22 Giugno 2022 - 14:56 Michela Morsa
Nel marzo del 2018, l'allora leader del M5S Luigi Di Maio presentava fiero l'avvocato Giuseppe Conte, convinto di aver trovato il cavallo giusto. La storia di quattro anni partiti nell'idillio e finiti in tragedia

Era il 1° marzo 2018, le elezioni politiche erano alle porte e Luigi Di Maio, all’epoca leader del partito Movimento 5 Stelle, era piuttosto sicuro di vincere. Tanto sicuro da presentare in via ufficiale le figure prescelte dal Movimento per formare la propria squadra di ministri, sbeffeggiando chi lo derideva: «Lunedì rideremo noi». Tra loro, un avvocato e professore sconosciuto ai più, Giuseppe Conte, che Di Maio presenta come prossimo ministro alla «Pubblica Amministrazione, Deburocratizzazione e Meritocrazia», snocciolandone fieramente il curriculum. Un Di Maio dal sorriso smagliante e una solida stretta di mano a favore di telecamere sono l’inizio di un idillio finito, quattro anni dopo, in tragedia.

Di Maio è proprio convinto di aver puntato sul cavallo giusto. «Sprecato» per una semplice poltrona ministeriale. E quando il Movimento vince effettivamente le elezioni, diventando il primo partito d’Italia, il leader pentastellato, su suggerimento del futuro ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, spinge per portare l’avvocato del popolo al piano più alto del Governo e ottiene quello che vuole, ‘mettendoci la faccia’. Poco più di un anno dopo, Di Maio è ancora il più strenuo sostenitore di Conte, quasi intoccabile.

Il 20 agosto 2019, a poche ora dal passaggio decisivo al Senato sulla tenuta della maggioranza, richiesto dalla crisi innescata da Matteo Salvini direttamente dal Papeete Beach di Milano Marittima, il capo politico dei 5 Stelle scrive una lettera a «Giuseppe», pubblicata sul Blog delle Stelle, in cui non si trattiene dal lanciare elogi e ringraziamenti a profusione. «Qualunque cosa accadrà oggi, sappi che per me e per tutti noi vederti in quel ruolo è stato motivo di orgoglio. Sei una delle scelte di cui vado più fiero nella mia vita. Sei una perla rara, un servitore della Nazione che l’Italia non può perdere», scrive. Il governo cade e ancora una volta Di Maio si mette di traverso nelle trattative con il Pd: o Conte premier o niente accordo. E vince.

Poi, improvvisamente, il rapporto personale e politico tra i due inizia a incrinarsi, contestualmente alla formazione del nuovo esecutivo. Di Maio vuole legare sempre di più l’avvocato al Movimento, lui cerca maggiore autonomia. «Definirmi dei 5 Stelle mi sembra una formula inappropriata», va dicendo Conte. La distanza aumenta giorno dopo giorno: a ottobre 2019 lo scontro sulla legge di bilancio, due mesi dopo quello sul Mes. A maggio il colpo fatale, quando Silvia Romano, rapita in Kenya nel 2018, viene liberata e Conte ne dà il felice annuncio su Twitter, ‘rubando la scena’ alla Farnesina di Di Maio. Da quel 9 maggio 2020, le cose non sono mai più tornate come prima.

Tra alti e bassi, tra malumori e riavvicinamenti mai troppo convinti, l’ultimo spiraglio di luce si è visto nell’estate scorsa, quando Di Maio, ancora una volta, ha difeso Conte dai colpi bassi di Beppe Grillo, schieratosi contro la sua leadership. E, indossando i panni del mediatore, gli ha consegnato la guida del Movimento. Il resto è storia recente: i dissidi sulla linea da adottare nei confronti del nuovo governo Draghi, le pugnalate alle spalle durante l’elezione del Capo di Stato, la rottura definitiva sulla posizione dell’Italia nella guerra in Ucraina. Chissà cosa farebbe ora Luigi Di Maio se potesse tornare indietro.

Caro Giuseppe,
oggi è un giorno molto importante.
Il giorno in cui la Lega dovrà rispondere delle proprie colpe per aver deciso di far crollare tutto, aprendo una crisi di governo in pieno agosto, in spiaggia, solo per rincorrere i sondaggi.
Oggi, al Senato, i ministri M5S saranno al tuo fianco.
Ci presenteremo in aula a testa alta.
Tutti, ognuno di noi, sa di stare dalla parte giusta della storia.
Qualunque cosa accada, volevo dirti che è stato un onore lavorare insieme in questo Governo.
Vorrei sfruttare l’opportunità di questo post per ringraziarti.
Sì, ringraziarti. Quando tutta Italia ha conosciuto Giuseppe Conte, lo ha conosciuto come uno dei membri della squadra di Governo del Movimento 5 Stelle. Era il 2 marzo del 2018, io ero candidato Premier e tu mi avevi dato la disponibilità a ricoprire il ruolo di candidato Ministro della Funzione Pubblica. Sono sicuro lo avresti fatto ai massimi livelli e saresti stato il Ministro più amato d’Italia.
Ma, diciamocelo, saresti stato sprecato.
Allora avevamo ben compreso le tue capacità e competenze, non ancora invece la tua profonda umanità.
Per fortuna, quando è nato questo Governo, a me e Alfonso Bonafede venne l’idea di proporre te come Presidente del Consiglio di garanzia tra le due coalizioni.
In 14 mesi hai salvato l’Italia da due procedure di infrazione, hai rappresentato l’Italia ai tavoli europei ottenendo i margini di bilancio per dare ai cittadini Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza. 
Hai saputo farti amare dagli Italiani soprattutto nelle aree più disagiate del Paese.
Qualunque cosa accadrà oggi, sappi che per me e per tutti noi vederti in quel ruolo è stato motivo di orgoglio.
Sei una delle scelte di cui vado più fiero nella mia vita. Sei una perla rara, un servitore della Nazione che l’Italia non può perdere.
Forza amico mio!

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