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Milano, in aula la 19enne vittima di catcalling da parte di tre militari: «Mi sono sentita minacciata»

22 Giugno 2022 - 15:32 Ygnazia Cigna
La madre è stata ascoltata come testimone: «Dovevano difenderla e invece l'hanno terrorizzata. Ora ha dei seri problemi, non riesce più a concentrarsi», ha detto fuori dall'aula

«All’inizio non ho dato peso alle loro parole. Poi dopo che per tutto il giorno mi hanno importunata, sono esplosa. Alla fine sono scoppiata anche a piangere. Mi sono sentita minacciata». Così la studentessa di 19 anni ha commentato fuori dall’aula del Tribunale di Milano l’episodio di catcalling – molestie verbali a sfondo sessuale in un luogo pubblico – di cui sono accusati 3 militari dell’esercito, avvenuto il 21 marzo 2021. 23, 24 e 32 anni sono le età dei tre presunti molestatori, a processo a Milano, che si erano ritrovati in un bar nei pressi delle loro abitazioni, zona San Siro, per fare festa e che, secondo quanto racconta la ragazza, si sono avvicinati a lei con pesanti frasi rivolte anche alla madre della giovane, che era intervenuta verso sera con il compagno, il padre e il fratello. «Si è avvicinato un ragazzo a me e ai miei genitori e ha detto “Non fatela più uscire di casa da sola”», ha raccontato la 19enne davanti al giudice monocratico Luigi Fuda.

La testimonianza della madre

La madre, tra i testimoni in aula, ha raccontato quanto la figlia fosse spaventata e, soprattutto, umiliata al punto tale da finire in lacrime. «Le hanno fatto saltare i nervi. Quello che mi è venuto vicino, faccia a faccia, e per giunta senza la mascherina, aveva un alito che sapeva di alcol», ha spiegato con rabbia la donna. Nel mentre gli altri militari discutevano con il suo compagno dicendo «di non aver detto nulla di male». La madre, al termine della deposizione, ha sottolineato il triste paradosso di coloro che dovrebbero vestire i panni della difesa dei cittadini e delle cittadine e che invece si sono resi protagonisti di un evento traumatico per una 19enne: «L’hanno terrorizzata. Ora ha dei seri problemi, va due volte alla settimana dallo psicologo, non riesce più a concentrarsi», ha detto con rabbia nel corridoio del Palazzo di giustizia.

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