Decreto siccità, il Nord verso la “zona rossa”: le sei regioni a rischio razionamento dell’acqua
Il decreto siccità in arrivo per la prossima settimana definirà una “zona rossa” in gran parte della Pianura Padana. Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono le quattro regioni maggiormente interessate dall’emergenza al Nord. Ma al centro in difficoltà ci sono anche le Marche e il Lazio. Intanto la Protezione civile ha emesso l’allerta gialla per cinque regioni (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e settori di Piemonte e Trentino Alto Adige) per il rischio di temporali. Ma la pioggia non basterà a uscire dall’emergenza. Intanto in Friuli il governatore Fedriga firma lo “stato di sofferenza idrica”. Un prodromo allo stato d’emergenza in arrivo da parte del governo Draghi. E sono centinaia i Comuni che hanno emesso ordinanze per limitare l’uso dell’acqua potabile alle necessità igieniche e domestiche e decine quelli che hanno sospeso l’erogazione durante le ore notturne.
Un Dpcm per il razionamento dell’acqua
La Stampa scrive che Palazzo Chigi prepara un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dpcm). Il decreto ministeriale prevedrà due tipi di intervento. Il primo costituirà la salvaguardia del comparto agricolo. Lo stato di eccezionale avversità atmosferica si potrà proclamare dando il via agli indennizzi «qualora il danno provocato superi il 30% della produzione lorda vendibile». Il fronte più importante è però quello dell’approvvigionamento idrico. La Protezione Civile con lo stato d’emergenza potrà emettere ordinanze per attingere agli invasi. Il razionamento dell’acqua è la misura più importante. Potrà coinvolgere fino a un’intera regione e porterà le misure di risparmio più comuni. Dal divieto dell’uso per fini non domestici alla chiusura dei rubinetti nelle ore notturne.
Potranno arrivare anche lo stop alle fontane pubbliche e i divieti per alcuni usi urbani come il lavaggio dei veicoli, l’irrigazione dei giardini, le limitazioni dell’irrigazione delle colture annuali. I razionamenti e la diminuzione di pressione sono già cominciati in alcune aree del Piemonte e del Lazio. In particolare sui Colli Albani e nella provincia di Frosinone. In alcuni casi si lega all’emergenza del Po. E questo perché buona parte delle province di Ravenna e Ferrara è servita dai potabilizzatori che, più o meno direttamente, pescano dal grande fiume. Se nella parte finale del Po dovesse ulteriormente calare la portata potrebbero cominciare i problemi. Uno scenario che potrebbe essere scongiurato solo con ulteriori riduzioni dei prelievi idrici per l’irrigazione agricola. Intanto gli enti locali litigano. Nei giorni scorsi la Valle d’Aosta ha fatto sapere che non riuscirà a soccorrere il Piemonte.
Lo stato di sofferenza idrico
Il presidente della Basilicata Vito Bardi ha annunciato di essere pronto a firmare un provvedimento per dare l’acqua alle imprese lucane prima che a quelle di altre regioni, come ad esempio la vicina Puglia. L’autorità del lago di Garda è da settimane in un rapporto dialetticamente complicato con quella del Po. lntanto considerevolmente a rischio cominciano ad essere anche gli approvvigionamenti di acqua potabile nelle case. Le autobotti sono state allertate. Il presidente Alberto Cirio invita il governo a partire con lo stato d’emergenza dal Piemonte, una delle regioni dove gli effetti della siccità si fanno sentire maggiormente, in attesa di un quadro più complessivo. Fedriga invece ha firmato ieri lo “stato di sofferenza idrico” per il Friuli.
Il decreto stabilisce una deroga alla norma in vigore che prevede un deflusso minimo vitale di acqua all’interno dei fiumi. Stabilendo che questa quantità possa giungere, in alcuni casi, anche ad un valore pari a zero. Il luogo chiamato in causa dal governatore è a valle della presa di Zompitta. L’abbassamento dei livelli consentirà così di continuare ad alimentare il sistema delle rogge di Udine, Palma e Cividina. Stessa cosa è consentita anche sull’asta del fiume Isonzo, dove è ammessa la deroga al deflusso minimo vitale nei momenti in cui dalla diga di Salcano vengono rilasciate portate inferiori a 40 metri cubi al secondo, cercando comunque di mantenere una minima presenza d’acqua nel fiume fino a Sagrado.
Come risparmiare acqua: gli esempi degli enti locali
Sul fronte domestico, il provvedimento a firma del governatore obbliga un’amministrazione corretta del flusso proveniente dai pozzi artesiani. Pertanto viene consentito un prelievo d’acqua ai soli fini civili e limitato a 200 litri al giorno per abitante. Anche a Pesaro è arrivata un’ordinanza per il risparmio idrico. Il provvedimento ordina alla cittadinanza e su tutto il territorio comunale il divieto di prelievo e di consumo di acqua derivata dal pubblico acquedotto per l’irrigazione e annaffiatura di orti, giardini e prati; il lavaggio di aree cortilizie e piazzali; il lavaggio privato di veicoli a motore; il riempimento di piscine, fontane ornamentali, vasche da giardino; per tutti gli usi diversi da quello alimentare domestico e per l’igiene personale.
Anche le Marche vanno verso la richiesta dello stato d’emergenza. Così come il Lazio. Nel territorio dei Castelli Romani, dove i due laghi vulcanici, non avendo immissari naturali, dipendono principalmente dagli apporti pluviali, calati di oltre il 75%: è il dato peggiore da inizio secolo. Nei Colli Albani circa 180.000 persone rischiano turnazioni idriche. Le turnazioni dell’acqua potabile riguardano 22 comuni in provincia di Frosinone, mentre altri 18 hanno avuto un abbassamento della pressione, interessando complessivamente 21.000 persone. Intanto nella zona di Bereguardo (Pavia) un agricoltore di 43 anni è stato denunciato dai carabinieri per aver rubato l’acqua da un canale di irrigazione per garantirne una maggiore portata alla sua azienda. A presentare la denuncia è stato il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi. Il 43enne è accusato di furto e danneggiamento delle paratie e dei lucchetti che regolano la portata d’acqua del canale.
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