I 600 mila euro di debiti che gli eletti che vanno con Di Maio lasciano al M5s
La stima è del Fatto Quotidiano, che ne parla oggi in un articolo a firma di Lorenzo Giarelli: Di Maio e i suoi lasciano al Movimento 5 Stelle circa 600 mila euro di debiti. Tra i parlamentari che seguiranno il ministro degli Esteri in Insieme per il Futuro, infatti, una ventina lascia il M5s senza aver onorato gli impegni sulle restituzioni. E apre anche un buco nei conti, visto che con il calo della consistenza numerica dei gruppi alla Camera e al Senato arriveranno anche meno soldi dal parlamento. Senza contare la storia della multa per i voltagabbana: era stato lo stesso Di Maio a istituirla facendoci campagna elettorale sopra alle elezioni del 2018. Ma adesso non sembra avere alcuna intenzione di pagarla. Peccato, visto che 100 mila euro in più avrebbero fatto comodo a Conte & Co.
Le restituzioni mancate
Ma torniamo alle restituzioni mancate. Di regola da aprile 2021 ciascun eletto nel Movimento 5 Stelle in parlamento deve versare mille euro al partito come autofinanziamento. Altri 1500 invece dovrebbero andare nel computo delle restituzioni, ovvero i soldi che il M5s “restituisce” al popolo tagliando gli stipendi troppo alti dei politici. Chi sono i parlamentari più indietro? Tra questi, scrive il Fatto, c’è Vincenzo Spadafora, che in 14 mesi (da aprile 2021, appunto) ha versato al M5S 10.500 euro dei 30 mila dovuti. Primo Di Nicola, che sarà il capogruppo di Insieme per il Futuro in Senato, è invece fermo al 2021, anno in cui ha versato 20 mila euro. Mattia Fantinati a febbraio 2021 versò 6 mila euro; poi più nulla. Il suo debito da aprile 2021 è di 30 mila euro. Ma l’elenco è ancora più lungo: nella lista ci sono anche Stefano Vignaroli, Marta Grande, Gianluca Vacca. In tutto poco più di venti.
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