Il nuovo decreto per le armi all’Ucraina: sarà secretato, l’opzione di inviare anche quelle a lunga gittata
È in arrivo un nuovo decreto interministeriale per le armi all’Ucraina. Entro una settimana, dopo che sarà completata la ricognizione del materiale bellico, il governo Draghi invierà equipaggiamento, mezzi blindati, artiglieria pesante e armi a media e a lunga gittata. Il provvedimento dovrà ottenere l’ok di Mario Draghi e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Il testo sarà anticipato al Copasir. Il quarto decreto interministeriale per l’invio di armi all’Ucraina arriva dopo l’intervento del premier in Senato in cui SuperMario ha ribadito il sostegno a Kiev e a Zelensky. E dopo la risoluzione di maggioranza in cui si chiedeva maggior coinvolgimento del Parlamento, anche sull’invio di armi. Anche questo, come i precedenti, sarà secretato. Secondo gli esperti il decreto 14/2022 fornisce copertura politica all’esecutivo per agire attraverso i decreti interministeriali.
Il testo al Copasir
Il decreto interministeriale quindi conterrà l’invio di equipaggiamento militare e veicoli blindati dalla fanteria. Repubblica spiega oggi in un articolo a firma di Tommaso Ciriaco che il problema sono le munizioni. Anche per l’Italia comincia a essere difficile trovarle sul mercato. Soprattutto per l’artiglieria pesante. Il quotidiano spiega che nel nuovo “pacco” non mancheranno i cannoni Fh70 da 155 millimetri che colpiscono obiettivi a 30 chilometri di distanza. Ma l’Italia ha la possibilità di spedire armi che colpiscono fino a 80 km. Per esempio gli Mlrs, cingolati lanciarazzi che possono sparare 12 colpi contemporaneamente. È l’arma più richiesta dagli ucraini.
C’è l’opzione di far garantire le munizioni dagli anglosassoni. Ma bisognerebbe modificare le armi. In questo caso l’invio verrebbe assicurato nel decreto ma diventerebbe operativo solo dopo qualche settimana. Stessa sorte anche per il materiale bellico da “ammodernare” come gli M109, cannoni semoventi vecchi da 155 millimetri che l’esercito italiano ha tolto dal servizio. Belgio, Norvegia, Usa e Regno Unito li stanno consegnando. Ieri in un’intervista a La Stampa Kurt Volker, già ambasciatore Usa alla Nato e inviato speciale sino al 2019 per i negoziati in Ucraina, ha spiegato che la strategia prevede che l’Ucraina debba resistere per qualche mese, tenere congelato il conflitto e poi lanciare la controffensiva grazie alle armi che arrivano dall’Occidente.
La strategia dell’Occidente
La strategia Usa e di Kiev «si regge essenzialmente sull’ efficacia della consegna delle armi. E questo è un punto complicato – sottolinea Volker -. Bisogna accelerare non solo la spedizione ma anche la produzione di armamenti vari». Zelensky «sta lottando per cacciare la Russia dal territorio ucraino e preservare la sovranità del suo Paese. Su questo non ci sono arretramenti e nessuna resa. E il popolo è con lui». Intanto, spiega oggi Francesco Verderami sul Corriere della Sera, l’Italia potrebbe avere un ruolo nell’addestramento degli ucraini all’utilizzo delle armi inviate dall’Occidente. Anzi, secondo fonti Nato l’Italia sta già fornendo agli alleati occidentali una collaborazione logistica sul suo territorio.
Al momento le forze russe sparano circa 60mila colpi d’artiglieria al giorno, 10 volte più degli ucraini, ha spiegato ieri la vice ministra ucraina della Difesa, Hanna Malyar al Washington Post. Si tratta di proiettili di calibro da 122 e 152 mm, gli stessi delle armi in dotazione dell’esercito ucraino. Risalgono all’era sovietica e quindi si trovano in diversi paesi che facevano parte del patto di Varsavia. Kiev ha molte difficoltà a procurarsi queste munizioni, e comunque, sottolinea Malyar, ne usa in un giorno più di quante ne vengono prodotte globalmente in 24 ore.
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