L’ambasciatore russo in Italia Razov: «Aziende italiane lavorano ancora con la Russia. Qui molti contro le sanzioni»
«La maggior parte delle aziende italiane, nonostante le pressioni, nonostante le minacce di sanzioni secondarie, continua a lavorare sul mercato russo». Sono queste le parole che l’ambasciatore russo Sergey Razov ha scelto di diffondere attraverso un’intervista a Russia 24. Parole che cercano, come già fatto in passato, di muovere l’opinione pubblica italiana sul tema delle sanzioni e delle armi all’Ucraina: «450-500 aziende italiane hanno lavorato per decenni qui. Molte di loro per ora si limitano a stare alla finestra, in attesa di sviluppi. Naturalmente ci aspettiamo che il business italiano, ragionevole e di buon senso, non abbia fretta di lasciare il mercato russo».
Oltre al commento sul mercato italiano, oggi Razov ha parlato anche di un’altra vicenda. Nei mesi scorsi infatti l’ambasciatore aveva presentato una denuncia alla procura di Roma contro il quotidiano La Stampa per un articolo dal titolo Guerra Ucraina-Russia: se uccidere Putin è l’unica via d’uscita. Dopo l’archiviazione dello scorso 9 giugno, oggi Razov ha spiegato che insieme all’archiviazione non è arrivata nessuna spiegazione: «Una decina di giorni fa abbiamo ricevuto una risposta ufficiale, molto concisa e breve, dalla giustizia italiana che questa causa è stata archiviata, senza una spiegazione delle ragioni e senza motivazione giuridica».
L’opinione pubblica in Italia secondo Razov
Razov ha spiegato anche che da quello che avverte lui in Italia, c’è una parte significativa dell’opinione pubblica che non appoggia le politiche di sanzioni contro la Russia: «Il quadro sarebbe incompleto se non parlassi dell’altra faccia della medaglia. Intendo l’umore dell’opinione pubblica, come lo sentiamo sui social network, nei nostri contatti umani personali, nelle conversazioni telefoniche, nelle lettere che vengono scritte all’ambasciata, al Consolato generale di Russia e secondo i sondaggi dell’opinione pubblica. C’è una fetta significativamente maggiore di italiani rispetto ai cittadini di altri Paesi dell’Occidente non vuole perdere tutte le cose positive che sono state acquisite nelle nostre relazioni bilaterali in decenni di cooperazione».
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