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Stop alla proroga del Superbonus. Il governo sta pensando di non rinnovarlo: mancano i fondi

28 Giugno 2022 - 19:38 Gaia Terzulli
È quanto sarebbe emerso durante la riunione tra la maggioranza e l'esecutivo in corso alla Camera. Sul tavolo c'è una possibile apertura alle cessioni estese a soggetti diversi dalle banche

Il governo avrebbe stoppato qualsiasi ipotesi di prorogare le misure del Superbonus: non ci sarebbe infatti la disponibilità a mettere in campo ulteriori risorse. Secondo le agenzie stampa sarebbe questo ciò che è emerso durante la riunione tra la maggioranza e l’esecutivo in corso alla Camera. Sempre dalle prime indiscrezioni ci sarebbe però la possibilità di intervenire sul meccanismo delle cessioni. L’ipotesi è quella di estendere il sistema a soggetti che non siano solo le banche. Dal meccanismo verranno escluse comunque le persone fisiche.

Come funziona il Superbonus

Con il Superbonus, chi commissiona i lavori può chiedere uno sconto in fattura alle imprese, che a loro volta possono cedere il credito alle banche. Se non ceduto alle imprese, il bonus arriva come sgravio fiscale da parte dello Stato direttamente a chi commissiona i lavori. Nelle ultime settimane si era parlato di prorogare il Superbonus fino al 2023, misura che non avrebbe comunque risolto il problema dell’esaurimento dei fondi a disposizione dei cittadini. Secondo i dati pubblicati da Enea nei giorni scorsi, lo scorso 31 maggio il valore totale delle detrazioni a carico dello Stato previste a fine lavori toccava quota 33,7 miliardi di euro. Per il Superbonus, però, il governo ha messo sul tavolo in tutto 33,3 miliardi di euro fino al 2036.

Niente bonus, niente opere

C’è poi un problema di tempistiche: per accedere al sussidio, è necessario che il 30 per cento degli interventi sia stato ultimato a 6 mesi dal termine, data che dopo la proroga è stata fissata al 30 giugno 2023. Ma se le imprese edili non ricevono i fondi, i lavori non proseguono, e se i lavori non proseguono, il bonus non arriva. Un impasse che la riunione in corso alla Camera rischia di non risolvere, lasciando di fatto aperto il problema della cessione dei crediti dalle imprese alle banche, da cui dipende la realizzazione stessa delle opere messe a progetto.

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