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Covid-19 in Corea del Nord, la tesi di Kim: «Ce l’hanno spedito dal Sud con i palloncini»

01 Luglio 2022 - 10:53 Redazione
Lo scorso 12 maggio, lo Stato ha denunciato il suo primo focolaio in oltre due anni di pandemia

La Corea del Nord ha elaborato una sua teoria sulla diffusione del Covid-19 nello Stato. Il virus sarebbe stato inviato oltre il confine con la Corea del Sud da alcuni gruppi di disertori, attraverso dei palloncini. Questi ultimi sono stati utilizzati dagli attivisti negli scorsi mesi, infatti, per diffondere dei volantini di contro-propaganda. Proprio ad essi sarebbe da attribuire l’intrusione del Covid nello Stato eremita. O almeno questa è l’ultima tesi sostenuta dalle autorità sanitarie di Pyongyang, elaborata in seguito a un’indagine sui primi casi di febbre, individuati in un soldato di 18 anni e in un bimbo di 5 anni. Lo scorso 12 maggio, la Corea del Nord ha annunciato il suo primo focolaio in oltre due anni di pandemia. Immediatamente, il presidente Kim Jong-un ha disposto il lockdown in tutte le città, definendo la situazione una «grave emergenza nazionale». 

Tensione con il Sud

Nonostante si ipotizzasse inizialmente un contagio causato dalle attività di contrabbando lungo il confine cinese, il Centro statale per la prevenzione dell’epidemia e delle emergenze nazionale ha «disposto l’emissione di istruzioni d’emergenza» per la vigilanza «su oggetti alieni portati dal vento o da altri fenomeni climatici, e dai palloni aerostatici nelle aree lungo la linea di confine». Il Guardian ricorda oggi che i volantini avevano già aggravato la tensione tra le due Coree, con lo Stato eremita che ha chiesto di fermare «la campagna di diffamazione» ai suoi danni, minacciando una risposta militare in caso contrario. Ma il governo sudcoreano ha replicato che i palloncini non c’entrano nulla con il focolaio. «C’è una visione comune di organizzazioni ed esperti sanitari di Seul e internazionali secondo cui l’infezione da Covid attraverso il contatto di superficie è realisticamente impossibile», ha affermato Cha Duck-chul, un portavoce del ministero dell’Unificazione.

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