La crisi strisciante del governo Draghi: Conte pensa a un voto della base M5s per rompere
Ufficialmente il Movimento 5 Stelle ha confermato che non è interessato a uscire dal governo Draghi né a fornire solo l’appoggio esterno. Lo ha confermato ieri il leader Giuseppe Conte a Sergio Mattarella. Ufficiosamente però è tutta un’altra storia. E i retroscena dei giornali oggi descrivono una situazione non esattamente tranquilla. Mentre proprio i grillini stanno valutando se spingere il bottone rosso della crisi. Per la quale adesso si cerca un casus belli. Nel cerchio ristretto dell’ex Avvocato del Popolo c’è già chi ricorda i prossimi appuntamenti. Ovvero il quarto decreto sulle armi innanzitutto. E poi il Superbonus 100% a rischio. E il termovalorizzatore a Roma. Certo, sarà difficile ottenere unanimità nel Movimento alla luce del fatto che lo stesso premier Draghi abbia sottolineato che il suo è l’ultimo governo di questa legislatura. Ma intanto c’è chi pronostica una consultazione su SkyVote per dire addio all’esecutivo.
L’ira funesta del leader M5s
Il Fatto Quotidiano, che ha dato il via alla crisi con l’intervista a Domenico De Masi in cui si raccontava di presunte telefonate di Draghi a Grillo, oggi descrive l’ira del leader M5s. Che ragiona con i suoi da giorni. Ed è tentato di fare quello che in molti gli chiedono da settimane. Ovvero rompere. Possibilmente su un provvedimento di rilievo. Anche perché le risposte date ieri da Draghi in conferenza stampa non lo hanno convinto più di tanto. «Quando gli hanno chiesto perché Palazzo Chigi avesse aspettato 12 ore per fare una nota di smentita, di fatto Draghi non ha risposto», fanno notare i grillini nel retroscena a firma di Luca De Carolis. Non solo; anche il riferimento del presidente del Consiglio ai «riscontri oggettivi» (quali?) delle parole attribuitegli è parso curioso. «Anche perché – sostiene un veterano del M5s – se ci fossero anche stati dei messaggi precisi inviati da lui a Grillo, non credo che Beppe li darebbe a qualcuno”.
Anche nel governo si conferma che «il rapporto tra Grillo e Draghi è sempre stato costante». E quindi qualche consiglio politico il premier a Grillo lo avrà dato, anche se «magari non di quel tenore». Tutti i big M5s sono per la rottura. C’è chi fa notare che non è Draghi a decidere quando e come finirà la legislatura. Chi invece vorrebbe prima leggere i risultati di qualche sondaggio riservato per tastare il polso dell’elettorato. Quello grillino soprattutto. Che pare evaporato dopo le elezioni amministrative. Secondo Repubblica invece l’ex premier potrebbe rivolgersi alla piattaforma SkyVote per chiedere direttamente un voto alla base M5s. «L’interlocuzione è aperta. La questione è al tavolo con i vicepresidenti», avrebbe detto Conte. Un voto avrebbe il risultato già scritto, visto che gran parte della base grillina è contro il governo e contro Draghi.
La tregua armata tra Conte e Draghi
Le prime prove del rapporto tra governo e M5s ci saranno nei prossimi giorni. «Al momento è una tregua armata», riassume una fonte parlamentare all’agenzia di stampa Agi in attesa di una possibile nuova tempesta. Il governo per esempio non ha intenzione di modificare la norma sul termovalorizzatore di Roma, ritiene che non sia possibile neanche imbastire una trattativa. Se l’esecutivo dovesse blindare il dl aiuti M5s voterebbe sì alla fiducia ma no al provvedimento finale. E non parteciperebbe – questo l’orientamento – al voto nell’emiciclo nel passaggio del decreto al Senato. L’Ansa invece fa sapere che un incontro tra i due non è ancora in agenda e, fino al pomeriggio, non era proprio all’orizzonte, stando ai ragionamenti in ambienti del Movimento.
Se il fine settimana aiuterà a stemperare il clima, lunedì potrebbe essere il giorno giusto dell’abboccamento. Fino a quel momento, resta sotto osservazione l’atteggiamento verso il governo da parte del Movimento: non dei suoi tre ministri, ma della gran parte di deputati, senatori e dei vicepresidenti. Intanto La Stampa fa sapere che tra i grillini non c’è grande fiducia anche nei confronti di Conte. «Giuseppe finora ha sbagliato ogni mossa. Se proseguiamo su questa strada, siamo destinati a scomparire», è il ragionamento più diffuso.
Grillo indeciso?
L’agenzia di stampa AdnKronos racconta che secondo alcuni parlamentari martedì, durante gli ultimi incontri alla Camera, il fondatore del Movimento non aveva disdegnato l’ipotesi di un appoggio esterno, che tenesse comunque in vita il governo, aprendo di fatto uno spiraglio. «Quando non si ha più potere contrattuale allora è lì che bisogna restare per scassare le pa..e», avrebbe invitato Grillo. Ma a chi gli faceva notare che vale esattamente il contrario, domandando che senso abbia restare senza poter incidere, Grillo ha risposto con un laconico «ma sì, mi sa che avete ragione voi».
Un’altra incognita grava però sul M5s. Ovvero la pronuncia del Tribunale di Napoli sul reclamo degli attivisti, attesa per il 6 luglio: se il giudice dovesse dare loro ragione, Conte si ritroverebbe ‘senza voce’. «Ovviamente i parlamentari hanno un potere decisionale autonomo – ragione un big del Movimento – ma comunicativamente sarebbe più complesso gestirla..».
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