Pascale-Turci e quell’unione simbolo di un’Italia più avanti della sua politica
Manca un giorno solo alla celebrazione dell’unione civile tra Paola Turci, 57 anni, e Francesca Pascale, 36 anni. Sappiamo che la coppia ha eletto le colline senesi a luogo per la festa a cui parteciperanno, pare, solo gli affetti più stretti di entrambe. Una scelta understatement, in linea con lo stile con cui le due donne hanno trattato la loro relazione fin dall’inizio. Da quel bacio sullo yacht nel Cilento – 60 mila euro a settimana – alle nozze di domani, tenute segrete fino alla fine, sono passati circa due anni. Taciturni. Niente post o dichiarazioni che ufficializzassero la relazione tra le due o che dessero indizi sull’imminente celebrazione. Eppure la loro è una delle prime unioni civili in Italia tra donne note al pubblico, preceduta solo da quella tra l’attrice Eva Grimaldi e l’attivista Imma Battaglia, nel 2019.
La preparazione all’unione civile
La si attende serenamente, con la stessa naturalezza con cui avverrà. Il che dà un po’ la misura di come siano cambiati i tempi, almeno per due ragioni. La prima è che, finalmente, due persone dello stesso sesso scelgono di unirsi civilmente senza sentire il bisogno di giustificarlo o di spiegarne il motivo. Implicitamente incoraggiando quanti ancora vivono relazioni omosessuali nell’ombra ed esitano a fare coming out, convinti che sia l’unica condizione per poter amare una persona dello stesso sesso.
La seconda ragione è che quella che oggi raccontiamo come una bella notizia, probabilmente qualche anno fa avrebbe assunto i contorni dello scandalo. Non tanto perché si tratta di un’unione tra due persone dello stesso, ma perché una delle due – Francesca Pascale – è stata a lungo legata con l’uomo che ha fatto di sesso, virilità e attitudine “alfa” alcune delle componenti fondamentali del suo potere.
Dalla relazione con Berlusconi al matrimonio con Paola Turci: la virata di Francesca Pascale
Domani Paola Turci sposerà la fondatrice di un’associazione che tutela i diritti della comunità Lgbtq+, I colori della libertà; colei che l’anno scorso, durante il Pride di Napoli, fu implacabile nel criticare l’atteggiamento ostruzionista della destra italiana nei confronti del Ddl Zan; ma anche la donna che nella sua vita precedente è stata fidanzata con uno degli uomini più ricchi e potenti d’Italia, Silvio Berlusconi. E se oggi, a poche ore dal “Sì” tra Turci e Pascale, nessuno tsunami mediatico si è (ancora) scatenato per quella che altro non è che una libera unione tra donne, famose, c’è da chiedersi se saremmo stati tutti così imperturbabili dieci anni fa, all’epoca dell’ultimo mandato del Cavaliere.
Già il suo fidanzamento con una donna di quasi 50 anni più giovane creò non pochi pruriti tra i corridoi di Montecitorio, a qualche mese dalla fine del suo quarto e ultimo mandato da presidente del Consiglio. L’innamoramento tra i due fu tenuto a lungo nascosto perché «lui era un uomo sposato», come ebbe a dire Pascale nel 2013. E se prima di uscire allo scoperto la coppia indugiò tra i mai sopiti rumors sulle “olgettine” e le magagne legali del Cavaliere, la notizia della rottura fu assai più tempestiva alla fine del 2019, con un comunicato diffuso dalla stessa Forza Italia.
Cambiano i tempi e la società. Non la politica
Secco, conciso, quanto lento a calare fu il sipario su quella relazione, accolta con imbarazzo, per non dire scandalo, dentro e fuori dai Palazzi. Figurarsi cosa sarebbe successo se, subito dopo la rottura con Berlusconi, Pascale fosse stata immortalata in atteggiamenti effusivi con una donna. Per giunta nota e amata dal pubblico come Paola Turci. Questo – lo ribadiamo – ci dice che qualcosa, in questi anni, è cambiato. Sia pure lentamente. Due arcinoti volti femminili che convolano a nozze non solo non sconvolgono (quasi) nessuno, ma, anzi, sono in grado di suscitare speranza nel futuro.
Un futuro tutto “in cantiere” per chi governa il nostro Paese, l’unico in Europa, insieme alla Grecia, a non contemplare ancora il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma un istituto giuridico affine, l’unione civile, con diritti ridotti per entrambi i contraenti. E, di contro, un futuro coniugato già al presente per la società civile, che oggi si dimostra ancora più capace, come recita l’adagio latino, «di guardare tutto ciò che è umano come non estraneo a sé».
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