L’ondata di Omicron 5: un milione di positivi in arrivo. «Nuovi vaccini per tutti a ottobre, subito quarta dose agli anziani»
Un milione di italiani è positivo al Coronavirus. Ufficialmente. Perché in realtà i contagiati potrebbero essere già il doppio. La nuova ondata guidata da Omicron 5 sta causando una decisa crescita dei ricoveri. Tanto che in alcune regioni cominciano a riaprire i reparti Covid. Mentre il bollettino certifica la crescita delle positività. Umbria, Sicilia, Calabria, Val d’Aosta e Basilicata sono sopra la soglia di rischio. Ma anche la Campania grida all’emergenza: reparti pieni da Napoli a Salerno. Visto che l’Italia rischia di chiudere a luglio, l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco propone lo stop all’isolamento dei lavoratori essenziali. L’immunologo Sergio Abrignani invece chiede di tornare ad alzare la difese. Con la quarta dose agli anziani e un vaccino aggiornato per tutti a ottobre.
La fuga dalla quarantena
Prima di tutto i dati. Ieri 86.334 nuovi casi e tasso di positività record, 27,3%, 72 i morti. A breve gli «attualmente positivi» (ieri 929.006) torneranno a essere più di un milione. In teoria. Perché in pratica già attualmente secondo gli esperti quel tetto è stato sfondato. Visto che ci sono tanti contagiati che non comunicano la loro positività per sfuggire alla quarantena. Il picco non dovrebbe in ogni caso essere lontano. In Portogallo Omicron 5 ha provocato una crescita nei contagi per due mesi. Poi i positivi sono scesi. In Italia la ripresa dei contagi è cominciata all’inizio di giugno. Ci si attende quindi un calo dei positivi per la fine di luglio. Perché crescono i contagi nonostante il caldo? La chiave sta nella grande contagiosità dell’ultima variante di Omicron. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità dice che otto regioni sono a rischio alto.
Ovvero Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Per questo arrivano le prime proroghe in alcune regioni per tenere aperte le Usca, le squadre speciali di medici e infermieri impegnate fin dal marzo 2020 in prima linea nella lotta contro il Covid, fornendo cura e assistenza domiciliare ai malati che non necessitano di ricovero ospedaliero e ai pazienti in isolamento fiduciario, che si sarebbero dovute chiudere ieri. Le prime a muoversi Emilia-Romagna, Marche e Sardegna. Ma anche altri sono in difficoltà. Per esempio il Lazio. Nella Regione sono disponibili circa 1000 posti letto Covid e ciò viene giudicato sufficiente. «Siamo ampiamente sotto soglia», fanno sapere dall’assessorato. In Lombardia i reparti Covid risultano aperti ma non in tutti gli ospedali della regione.
Le regioni in difficoltà
Poi c’è il problema dei posti. Ormai da alcuni mesi gli ospedali bolognesi, Policlinico Sant’Orsola e Maggiore, non hanno quasi più reparti Covid dedicati, ma si è deciso di agire con ‘bolle’ all’interno degli altri reparti specialistici, come per esempio ortopedia, geriatria o neurologia. Questo avviene dal momento che molti ricoverati sono pazienti ‘con Covid’ più che ‘da Covid’, che si trovano cioè in ospedale per essere curati da altre patologie e che contraggono o si scoprono positivi al virus. Ma c’è il problema dei troppi positivi. «Dico che si dovrà iniziare a ragionare sulla eventualità che i lavoratori dei servizi essenziali, come sicurezza e sanità, in assenza di sintomi possano comunque prestare servizio indossando sempre le Ffp2», dice Lopalco a La Stampa.
Per il professore serve una strategia nuova: «Proteggere i fragili, utilizzando meglio le armi terapeutiche che abbiamo a disposizione e spingendo di più sulla quarta dose perché anche i vaccini di oggi proteggono bene dalla malattia grave. Serve anche riorganizzare gli ospedali per isolare i positivi, senza però rimettere in piedi i Covid hospital che con la minore patogenicità del virus attuale sarebbero uno spreco». Lopalco invita a pensare in positivo anche per l’estate e le vacanze: «A luglio questa ondata andrà ad esaurirsi. Basta seguire le regole e si potrà passare vivere serenamente anche ad agosto».
Vaccini aggiornati per tutti a ottobre
Abrignani invece dice a Repubblica che è necessario proseguire con l’immunizzazione: «Chi fa previsioni dice che l’ondata avrà il picco fra il 15 e il 30 luglio con 150mila casi. Poi però impiegherà tutto agosto per scendere. E due mesi è la protezione offerta dalla quarta dose». Per l’immunologo è necessario abbassare la soglia: «Io li darei a partire dai 60 anni. La memoria immunitaria resta. Non sappiamo con esattezza quanto, stimiamo alcuni anni, ma per ora ci protegge dalla malattia grave». Per l’immunologo «il nuovo vaccino è vantaggioso. Dovrebbe aumentare la protezione dai contagi, anche se non sappiamo di quanto, e dovrebbe far salire la protezione dalla malattia grave dall’80% attuale all’85%». Dovremmo farlo tutti? «A mio parere sì, ma questo virus uccide soprattutto gli anziani e gli immunodepressi fragili. I primi in autunno dovranno essere loro».
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