Renzi: «Ci vuole un patto per l’Italia. Il M5s? Per far fuori Conte basta lasciarlo lavorare»
Per Matteo Renzi serve un patto per l’Italia. Che escluda il Movimento 5 Stelle dal perimetro del governo Draghi. E coinvolga partiti, associazionismo, sindacati, categorie e imprese. Come fece Carlo Azeglio Ciampi. Il leader di Italia Viva in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera delinea i tratti della nuova maggioranza. Ma prima se la prende con Conte & Co.: «Parlare di cose serie e di grillini nella stessa intervista è una contraddizione. Il grillismo è nato contro la casta e muore perché i suoi dirigenti litigano sul terzo mandato. Delle armi in Ucraina non interessa a nessuno, tanto che in Parlamento votano tutti allo stesso modo. Se lei fa un giro in Aula vede che ai grillini della geopolitica non interessa nulla: interessa solo capire che faranno da grandi. Non mi scandalizzo: la politica è anche questo. Nella Prima Repubblica però c’era una dignità della politica che affiancava la caccia al seggio. Adesso vedere questi ex idealisti tenere un Paese fermo per le loro ansie personali è indecente. Draghi che sta al telefono durante la visita al Prado nel summit Nato ispira un sentimento di umana solidarietà: poveretto».
Draghi al telefono durante il summit Nato
Nel colloquio con Maria Teresa Meli Renzi dice che se Draghi ha davvero chiesto a Grillo la testa di Conte «ha sbagliato. Anche perché non deve perdere tempo: per far fuori Conte basta lasciarlo lavorare. Il premier si occupi di chiedere il Mes sulla sanità, di abbassare le tasse al ceto medio, di creare posti di lavoro. Conte non va attaccato, basta lasciarlo fare. E comunque Palazzo Chigi ha smentito». Ma adesso «rischia il Paese, non il governo. Abbiamo inflazione, guerra, siccità, crisi energetica, carenza di materie prime e problemi legati al cibo. Serve un Patto per l’Italia peri prossimi dodici mesi e Draghi deve fare come Ciampi trent’anni fa. La situazione è molto più seria di come viene raccontata».
Infine, un pensiero per Calenda che dice che l’ex premier andrà con il Pd: «Difficilmente azzecca le scelte politiche. Ancora ricordo quando voleva obbedire a Salvini nel 2019 e andare a elezioni anticipate, che avrebbero consegnato ai sovranisti il Paese, il Quirinale e la gestione di pandemia e Covid. O quando nel 2021 faceva interviste per dire che era da irresponsabili aprire la crisi. Non è cattivo, Carlo: quando è tranquillo è un piacere parlarci. Quando invece si lancia in previsioni alla divino Otelma non ne azzecca una. Io a differenza sua faccio politica da anni. E amo la professionalità di chi fa politica, senza isterie e scatti umorali».
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