Un mese di stipendio mangiato dall’inflazione, chi sta pagando di più: verso un nuovo piano taglia-bollette
L’inflazione, che a giugno in Italia ha raggiunto l’8%, ha ridotto considerevolmente il potere d’acquisto degli italiani. Di quanto? Uno stipendio – 1240 euro – in sei mesi. Questa è la cifra per una coppia con uno o due figli con un reddito intorno ai 40 mila euro annui. I sussidi del governo hanno attenuato il colpo, ma la differenza si fa comunque sentire. La stessa famiglia ha ricevuto intorno a 730 euro in aiuti (considerando anche il bonus 200 euro una tantum). Al netto, quindi, la perdita è di poco superiore ai 500 euro. Peggio va a una coppia con figli adulti, che sempre in un semestre ha perso oltre 1500 euro, e quindi ne recupera, grazie agli aiuti dello Stato, a malapena metà. Un po’ meglio, invece, per gli under 65 che vivono da soli con un reddito intorno ai 20 mila euro l’anno. Loro perdono 630 euro che diventano circa 92 sommando gli aiuti. Situazione simile per i genitori soli con figli: con un reddito di circa 22 mila euro perdono 700 euro; considerando i sussidi, circa 170.
Risparmi divorati
Le difficoltà degli italiani sono evidenti nella spesa alimentare, il cui valore è rimasto praticamente stabile (+0,4%) rispetto al primo trimestre del 2022, nonostante la svalutazione del denaro rampante. I consumi, insomma, si sono ridotti, anche sui beni essenziali come il cibo. Chiaramente, i primi a saltare sono stati gli sfizi, meno cosmetici, scarpe e capi d’abbigliamento. I sacrifici, però, non sono sufficienti: metà della popolazione del Paese non mette più un euro da parte, riporta Lla Repubblica citando dati Uil. Le spese fisse, infatti, sono aumentate del 10%. Tre quarti dei giovani tra 18 e 30 anni afferma di avere difficoltà a pagare l’affitto.
Il nuovo pacchetto di aiuti
In Italia la crescita dei salari è ferma da 30 anni, e non sembra riprenderà proprio ora. La guerra in Ucraina, la siccità e il caro materie prime esasperato dal caro carburanti continueranno a far crescere l’inflazione nei prossimi mesi. In difficoltà anche le imprese: l’aumento dei costi energetici e il crollo dei consumi si traducono in precarietà e stipendi bassi, soprattutto al Sud. A causa di queste difficoltà il governo sta pensando di varare il terzo decreto aiuti, nella seconda metà di luglio. La cifra sarà intorno agli 8 miliardi – riporta il Messaggero – da destinare per lo più alle imprese. La prima mossa è rinnovare per un altro trimestre il credito d’imposta al 25% per le imprese energivore e al 15% per tutte le altre, entrambi scaduti il 30 giugno.
La seconda è prolungare fino a ottobre (al momento la scadenza è prevista il 2 agosto) il taglio di 30 centesimi alle accise sul prezzo della benzina, tornata stabilmente oltre i 2 euro al litro. Giovedì scorso il governo ha anche confermato l’annullamento degli oneri sulle bollette di luce e gas per i prossimi tre mesi, grazie al quale verrà probabilmente assorbito l’intero importo dei rincari. Pare che anche in questo caso, gli interventi non verranno finanziati creando nuovo debito, ma per lo più tramite l’extra gettito dell’Iva dato dall’aumento dei prezzi.
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