Il documento che Conte ha dato a Draghi. Dalle armi all’Ucraina alle misure anti-crisi: cosa chiede il M5s al governo
Chiede un «segnale di forte discontinuità» il M5s nel documento che Giuseppe Conte ha consegnato nelle mani di Mario Draghi, nell’incontro di oltre un’ora a palazzo Chigi di oggi 6 luglio. Il testo si sviluppa in nove punti, tra cui: Reddito di cittadinanza, salario minimo, decreto dignità, aiuti a famiglie e imprese, transizione ecologica, Superbonus 110%, cashback fiscale, intervento riscossione, clausola legge di delegazione Di seguito le richieste che il Movimento rivolge al governo per allontanare la crisi di governo:
Un segnale di discontinuità
«Il M5s ha sin dalle prime ore del governo ha mantenuto una linea di assoluta responsabilità nazionale. Abbiamo deciso di non volgere le spalle al Paese, in un momento in cui era necessario procedere spediti nella campagna vaccinale e nel completamento del Pnrr, dando priorità alla tutela della salute dei cittadini e al rilancio dell’intero sistema economico. Il M5s chiede un segnale di forte discontinuità, perché fuori dai palazzi sta montando un malessere sociale a cui dobbiamo dare una urgente risposta.
In un contesto così difficile per i nostri concittadini, non ci sentiamo più di rinunciare a esprimere e a far valere le nostre posizioni, in nome di una generica ‘responsabilità’, che di fatto rischia di coincidere con un atteggiamento remissivo e ciecamente confidente rispetto a processi decisionali di cui veniamo messi al corrente solo all’ultimo. L’inflazione ha raggiunto i livelli elevati degli anni Ottanta e il problema che affligge molti cittadini non è più come arrivare a fine mese, ma come arrivare almeno a metà mese. Ci sono cittadini e imprese che quotidianamente sono chiamati a operare scelte drammatiche: se pagare le tasse o pagare le bollette, se pagare l’affitto o pagare i fornitori».
Il dialogo nel Cdm
«Le abbiamo più volte rappresentato, invano, come non sia accettabile che il Consiglio dei Ministri sia relegato al ruolo di mero consesso certificatore di decisioni già prese, con provvedimenti normativi anche molto complessi che vengono portati direttamente in Consiglio o, quando va bene, con un anticipo minimo, comunque inidoneo a consentirne un’analisi adeguata.
Per noi, forza politica che ha dato vita a questo Governo e si è sempre dimostrata responsabile, i prossimi passaggi politici saranno cruciali. Queste questioni, di metodo e di merito, sono rilevanti per la vita dei cittadini e per la tenuta e il rilancio dell’intero sistema economico e sociale. Il senso di responsabilità che abbiamo verso il Paese e verso i cittadini ci impone un confronto chiarificatore, che recuperi una piena dialettica che è venuta a scemare e valga a ottenere indicazioni precise sull’indirizzo politico che vuole imprimere al suo Governo»
Le armi italiane per l’Ucraina
«Il senso di responsabilità verso il Paese e verso le future generazioni ci impone di rivendicare con sempre maggiore forza le nostre idee e le nostre convinzioni contro la guerra, per la pace e il disarmo espresse, da ultimo, con infinito coraggio e troppa solitudine da Papa Francesco.
Le nostre idee hanno subito un travisamento malevolo da parte di molti. Sino ad arrivare a definire le nostre posizioni riguardanti il contesto internazionale, come anti-atlantiche e anti-europee. Vogliamo più che mai, e molto più di altri, essere e contare in Europa e mantenere la nostra storica alleanza dentro la Nato. Il punto è come si sta in queste sedi: con dignità e autonomia, consapevoli di essere una delle prime democrazie al mondo, oppure si svolge il ruolo di terminali passivi di decisioni assunte da altri? La nostra partecipazione a questi consessi si inscrive nella logica esclusiva di uno “stare allineati”, oppure c’è la determinazione a rendere l’Italia protagonista, insieme agli alleati, di una linea geo-politica che impedisca una insanabile frattura, con un mondo diviso in due blocchi: da un lato, i Paesi occidentali, dall’altro lato, il resto del mondo?»
La transizione ecologica e le trivelle
«Questo Governo è nato sotto l’insegna della transizione ecologica e della tutela dell’ambiente (ora anche in Costituzione): la crisi energetica deve indurci ancor più a puntare con forza su massicci investimenti nelle fonti rinnovabili. Non siamo disponibili a favorire investimenti nelle infrastrutture a gas o ad “allargare le maglie” delle concessioni di sfruttamento dei nostri giacimenti fossili, operazioni queste che peraltro richiedono tempi medio-lunghi, costi elevati e ritorni incerti.
Abbiamo assistito allo smantellamento di misure fondamentali per accelerare il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione e per contrastare l’economia sommersa, come il cashback. Un provvedimento che poteva senz’altro essere migliorato e affinato, ma che si è invece deciso di eliminare con un tratto di penna, senza neppure consultarci. È per queste ragioni che riteniamo necessario anticipare l’applicazione del “cashback fiscale”, il cui principio è già stato opportunamente recepito, su iniziativa del Movimento 5 Stelle, all’interno del testo della delega fiscale attualmente all’esame del Parlamento.
È assolutamente urgente un intervento sulla riscossione che dia maggiore serenità ai contribuenti vista la recrudescenza della crisi economica. Occorre elaborare una efficace misura di definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo presso l’Agente per la Riscossione, con rateizzazione sino a 120 euro. Non vogliamo un condono, ma scontare sanzioni e interessi».
Le misure contro la crisi
«La crisi in atto richiede un intervento straordinario, ampio e organico, a favore di famiglie e imprese. Un bonus da 200 euro non vale a risolvere i gravi problemi che i nostri concittadini stanno affrontando. Le abbiamo chiesto più volte uno scostamento di bilancio. Misure di sostegno significativo servono anche per imprese e lavoratori autonomi, che non potranno certo sostenere questa impennata del caro-bollette e questa spinta inflazionistica.
Non riteniamo più possibile rinviare, ancora una volta, l’applicazione di queste norme destinate a contrastare il precariato. Siamo disponibili a studiare insieme incentivi per favorire le assunzioni a tempo indeterminato, ma rimane fondamentale che i contratti a tempo determinato rimangano collegati a specifiche causali, per contrastare il precariato selvaggio».
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