Johnson si dimette, il discorso alla nazione: «In politica nessuno è indispensabile: presto il nuovo leader» – Il video
«Inizia adesso il percorso di scelta di un nuovo leader conservatore». Boris Johnson lascia la guida del partito Conservatore dopo nemmeno 3 anni. La decisione del premier inglese arriva a seguito della raffica di dimissioni di ministri, viceministri e funzionari vari. Nel suo discorso alla nazione di oggi, Johnson ha ringraziato gli elettori e ha annunciato di aver costituito un gabinetto ad interim che sarà in carica fino a che non verrà insediato il nuovo primo ministro, con tutta probabilità a ottobre, che coinciderà con il prossimo leader del partito dei Tory. «Ho cercato di convincere i miei colleghi a non cambiare un governo che ha raggiunto risultati così importanti», ha detto. «Mi è dispiaciuto non esserci riuscito. Ma quando il gregge si muove si muovono tutti. In politica nessuno è indispensabile: il nostro sistema darwiniano produrrà un nuovo leader, a cui darò tutto il mio sostegno». Johnson ha poi lanciato un messaggio per Kiev, rivendicando l’impegno britannico: «Continueremo a supportarvi in questa guerra». Ha poi citato la Brexit come successo del suo governo. In mattinata aveva telefonato alla Regina Elisabetta: una conversazione «di cortesia», come la definiscono i media britannici, nella quale le avrebbe anticipato la sua decisione.
July 7, 2022
Dal Partygate all’«atto dovuto»
Sembra essere giunta quindi al termine l’esperienza di Johnson alla guida del Regno Unito. In carica dal 24 luglio 2019, il suo mandato non ha vissuto solo la pandemia da Covid-19. Dopo lo scandalo Partygate, a dare il colpo di grazia al suo governo è stato il caso Pincher. Ora anche i membri del suo partito si dicono «sollevati» dalle sue dimissioni. «Si è solo arreso all’inevitabile», ha commentato il suo ormai ex ministro alla Giustizia Robert Buckland. Per l’opposizione quello di cui avrebbe bisogno il Paese ora è «un vero cambio di governo». A dirlo è Keir Starmer, leader dei laburisti, che comunque considera le dimissioni di Johnson «un atto dovuto» e «una buona notizia».
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