I fratelli Bianchi e gli altri imputati dovranno risarcire con 550mila euro la famiglia di Willy
Il presidente della Corte d’Assise di Frosinone, Francesco Mancini, ha quantificato per la prima volta il danno subito dalla famiglia Monteiro Duarte con l’omicidio di Willy il 6 settembre del 2020. Secondo quanto disposto dalla sentenza emessa lunedì scorso in aula Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, dovranno versare immediatamente 200 mila a ciascuno dei genitori della vittima, più 150 mila alla sorella. Si tratterebbe di un primo passo verso il riconoscimento dei danni subiti dalla famiglia del giovane ragazzo, ucciso in un pestaggio mentre tentava di difendere un amico in difficoltà.
Nuove testimonianze rinviate alla Procura
Inoltre, a seguito di un processo fondato sulle testimonianze dei giovani presenti in Largo Santa Caterina a Colleferro la notte del 6 settembre 2020, i giudici hanno stabilito il rinvio degli atti alla Procura affinché s’indaghi sulle testimonianze di Faiza Rouissi e Aldo Proietti. La ragazza era stata la prima ad aver raccontato ciò che aveva visto la sera del pestaggio: «Chi materialmente ha picchiato Willy – aveva fatto mettere a verbale – è stato Gabriele Bianchi, che dapprima gli ha dato un calcio in pancia, quindi Willy si è accasciato a terra dopodiché si è rialzato ed è stato nuovamente colpito da Gabriele. A questo punto Willy rovinava a terra e perdeva sangue dalla bocca».
Proprio su quel calcio «in pancia» sarebbero si sarebbero concentrati dei dubbi, perché in altre circostanze Rouissi avrebbe parlato di calcio «al petto», un dettaglio non secondario per l’attribuzione delle responsabilità processuali. I giudici hanno deciso che la deposizione delle motivazioni della sentenza dovrà avvenire tra 90 giorni. Intanto, l’avvocato dei fratelli Bianchi, Massimiliano Pica, ha già anticipato che chiederanno «ai giudici della Corte d’Appello di disporre una nuova perizia che sia in grado di fare davvero luce sulle ferite inferte a Willy. Il processo in primo grado, ha aggiunto Pica, «si è concluso senza che sia stata attribuita la paternità del calcio frontale che colpì il ragazzo».
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