Covid, le 9 regioni a rischio e il taglio della quarantena a 5 giorni. L’appello di Burioni: «Usate gli antivirali»
Nel giorno in cui il bollettino sull’emergenza Coronavirus torna a segnalare più di cento morti e nove regioni sono a rischio alto si riparte con le vaccinazioni. Il via alla quarta dose per gli over 60 è atteso lunedì, mentre proprio le Regioni inviano un documento per chiedere la riduzione delle quarantena a 5 giorni. Un’idea contestata ancora oggi dagli esperti, anche tra chi crede che sia giusto lasciar circolare il virus. Il ministro della Salute Roberto Speranza torna a chiedere di indossare le mascherine e di ricevere la quarta dose di vaccino. Il virologo Roberto Burioni invece fa un appello ai medici: prescrivete gli antivirali perché impediscono la replicazione del virus.
La progressione della pandemia
Cominciamo con una buona notizia. Le previsioni per la prossima settimana contenute nel Report esteso dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che l’indice di contagio Rt è segnalato in discesa tra sette giorni. Questo significa che il picco della nuova ondata guidata dalla variante Omicron è vicino. Intanto però l’incidenza dei casi ogni centomila abitanti ha superato quota mille in 11 regioni, mentre 9 sono state definite a rischio alto nel monitoraggio Iss: Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto più la Toscana che è «non valutabile». Intanto si stringe sulla quarta dose agli over 60. Secondo La Stampa una decisione è attesa per lunedì e sarà allargata ai fragili. Una scelta che porterà i possibili destinatari dell’immunizzazione a quota 18 milioni.
Intanto Il Messaggero racconta che un documento preparato dalle Regioni propone di tagliare a 5 giorni l’isolamento domiciliare, «con termine dello stesso in assenza di sintomi da almeno 2 giorni e senza necessità di effettuare un test». D’altro canto, spiegano gli enti locali, la quarantena non è più prevista in Spagna e Regno Unito. Mentre altri paesi come Usa, Germania e Austria sono previsti proprio solo cinque giorni. Una richiesta in linea con l’uscita di ieri di Alberto Zangrillo, che su Twitter ha definito “lavativi” gli asintomatici. Il problema esiste davvero: attualmente sono 20 mila gli infermieri contagiati che non possono lavorare. Il documento delle Regioni chiede anche l’obbligo di mascherine Ffp2 nelle strutture sanitarie per lavoratori e utenti. E l’obbligo di mascherina sui mezzi di trasporto e nei luoghi al chiuso aperti al pubblico.
Gli asintomatici e l’idea di lasciar circolare il virus
Lasciar circolare il virus è oggi la parola d’ordine di molti. Tra questi c’è il microbiologo Andrea Crisanti, che proprio in un colloquio con La Stampa spiega che non toglierebbe l’isolamento per gli asintomatici. «Il positivo che sta bene può comunque infettare gli altri, fragili compresi. Quando vado in giro non so mica chi ho di fronte. La responsabilità deve ricadere su di me che sono contagioso non su di lui che è comunque il soggetto debole da difendere», dice il professore dell’università di Padova. Secondo il docente, però, «le misure restrittive generalizzate non riescono in alcun modo a rallentare la crescita dei contagi. Deve cambiare il paradigma, la priorità ora è proteggere i fragili. Le dirò di più, in questo momento siamo più protetti dai guariti che dai vaccinati perché negli ultimi sei mesi con la malattia si sono immunizzati circa 20 milioni di italiani. Paradossalmente il virus più circola e più induce protezione nella popolazione».
Della stessa opinione è Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute: «Facendo dilagare i contagi si ottengono solamente più morti e ricoveri. Lo abbiamo visto già due anni fa e lo scorso anno ancora in Gran Bretagna, dove questo tipo di politica ha prodotto danni a non finire». Per Ricciardi non dobbiamo farci ingannare dalla minore pericolosità di Omicron 5: «Se è vero che la percentuale di chi muore o finisce in ospedale diminuisce, lo è altrettanto il fatto che applicando quelle incidenze su un numero molto più grande di contagiati in numeri assoluti alla fine si contano comunque molti decessi e ancor più ricoveri». Anche lui è a favore dell’estensione della quarta dose agli over 60: «Io lo avrei fatto due mesi fa. Il dietrofront dell’Ema dimostra come la lentezza e l’incompetenza dell’Agenzia Europea del Farmaco rappresenti un serio ostacolo alla lotta a Covid-19».
L’appello di Burioni su Paxlovid
Intanto il professor Burioni su Repubblica lancia un appello ai medici: prescrivete gli antivirali. Il docente del San Raffaele spiega che in particolare il Paxlovid ha un’efficacia dell’80% nella prevenzione delle forme gravi. La sua funzione è quella di impedire la replicazione del virus bloccandone una struttura fondamentale, ovvero la proteasi. «Purtroppo in Italia questo farmaco è poco utilizzato per una serie di complicazioni burocratiche e di malintesi clinici. Tra i malintesi clinici c’è la convinzione diffusa ma profondamente sbagliata che il medicinale debba essere somministrato solo se i sintomi iniziali sono gravi. Questo non è vero: il Paxlovid non deve essere prescritto considerando la gravità del quadro clinico, ma in base al rischio che corre il paziente», aggiunge il professore del San Raffaele.
Attualmente per avere la prescrizione è necessario un tampone positivo. E anche questo rallenta l’inizio della terapia. Il professore propone invece di lasciarlo prescrivere direttamente dal farmacista, come accade negli Stati Uniti. Infine, il problema dei costi: Che non esiste: «Ne abbiamo già comprate 600 mila dosi per il 2022 e ne abbiamo usate fino ad oggi solo poco più di 21 mila. Abbiamo speso soldi per farmaci che, se continuiamo di questo passo, finiranno per scadere e dovranno essere gettati via».
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