Fu il primo Mondiale vinto da almeno tre generazioni diverse: l’ultima volta, nel 1938, non c’era la televisione, non c’era il presidente della Repubblica e stavano già soffiando brutti venti. Fu l’improvvisa ed entusiasmante presa di coscienza che esistevamo anche noi, come squadra di calcio, e di conseguenza come nazione, ed eravamo i più forti di tutti. Italia-Germania 3-1 fu il punto esclamativo della Settimana Santa del nostro pallone – iniziata il lunedì precedente con il 3-2 al Brasile, Rossi-Rossi-Rossi, e proseguita il giovedì con il 2-0 alla Polonia, Rossi-Rossi – e fece da apripista a un decennio spensierato e frenetico che portò in Italia il meglio del calcio mondiale, almeno per 15 anni: Platini, Maradona, Zico, Rummenigge, Van Basten, Ronaldo… Dieci anni da cicala di cui avremmo pagato le conseguenze più avanti: ma nelle piazze piene, gonfie di gioia e di emozione, nessuno si poneva questo problema, la dolcissima, indimenticabile notte insonne dell’11 luglio 1982.
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