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Tommaso Carollo e Alessandra De Camilli, la coppia divisa dalla tragedia della Marmolada: «Mi ha spinto per salvarmi prima di morire»

11 Luglio 2022 - 06:59 Redazione
tommaso carollo alessandra de camilli
tommaso carollo alessandra de camilli
Il racconto di lei dall'ospedale in cui è ricoverata: «Se sono viva lo debbo a lui»

«È stato lui a lanciare quell’urlo ‘via, via’. Ricordo la mano sulla spalla che mi spinge per proteggermi». Così, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Alessandra De Camilli ricorda gli ultimi istanti prima della tragedia della Marmolada. Il suo compagno, Tommaso Carollo, le ha salvato la vita. Ma è morto: è una delle 11 vittime causate dal distacco del seracco. «Se io sono viva lo debbo solo a lui — racconta ad Alfio Sciacca —. Ricordo che eravamo vicinissimi, poco in là c’erano due turisti tedeschi. Prima abbiamo sentito quel rumore, ci siamo girati verso punta Rocca e abbiamo visto che veniva giù di tutto: ghiaccio, massi, neve. E poi ricordo quella voce che urla “via, via!”. Mi ha spinto, quindi ho perso i sensi». Alessandra è oggi ricoverata nel reparto di ortopedia dell’ospedale Santa Chiara di Torino.

Ha fratture al braccio, al bacino, alle costole. Non riesce ad alzarsi dal letto. Ma appena le hanno detto che Tommaso è morto ha pubblicato su Facebook una foto di loro due assieme: «Ti amo Tommaso. Da sempre e per sempre». Quello che è successo dopo non lo ricorda bene: «Dopo aver perso i sensi mi sono risvegliata annebbiata. Avevo dolori ovunque. Mi ricordo di un soccorritore e poi che agganciano il verricello dell’elicottero alla mia stessa imbracatura. Quando poi ho girato la testa ho visto il casco di Tommaso».

Ma è sicura che loro due non hanno commesso alcuna impudenza: «La sera prima avevamo dormito al rifugio Ghiacciaio della Marmolada. Eravamo partiti all’alba e, dopo aver scalato il ghiacciaio, stavamo rientrando, tanto che ci eravamo già levati i ramponi. Volevamo far presto perché sapevamo che nel pomeriggio ci sarebbe stata pioggia. Lui era scrupolosissimo, non azzardava mai. Nessuno ci aveva segnalato pericoli per il ghiacciaio o di valanghe». Ora lui non c’è più: «Mi aveva detto che il paradiso lo immaginava come la Marmolada. Forse quello è il posto dove ora vorrebbe essere».

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