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Universo, la prima immagine del telescopio Webb: «È la più nitida mai scattata finora»

nasa telescopio hubb prima immagine 1
nasa telescopio hubb prima immagine 1
Ritrae un gruppo di galassie noto con la sigla SMAC 0723. Formate subito dopo il Big Bang, più di 13 miliardi di anni fa

È la prima foto scelta per mostrare le capacità del telescopio James Webb. E ritrae un gruppo di galassie noto con la sigla SMAC 0723. Si tratta di galassie formate subito dopo il Big Bang, più di 13 miliardi di anni fa. Questo scatto è «l’immagine a infrarossi più profonda e nitida mai scattata finora dell’universo», ha affermato la Nasa. Presentata in anteprima dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, fa parte di un set completo che verrà pubblicato martedì 12 luglio sul sito dell’agenzia americana. Il più grande telescopio di sempre è arrivato a destinazione il 24 gennaio. «La prima immagine dal telescopio Webb rappresenta un momento storico per la scienza e la tecnologia, per l’astronomia e l’esplorazione spaziale. Ma anche per l’America e tutta l’umanità», ha twittato il presidente.

L’ammasso di galassie SMACS 0723

L’agenzia di stampa Ansa fa sapere che oltre all’ammasso di galassie SMACS 0723, che funziona come una lente di ingrandimento cosmica attraverso cui vedere galassie molto distanti, il telescopio ha fotografato nell’infrarosso la Nebulosa della Carena (o Nebulosa di Eta Carinae), una delle più grandi e brillanti della Via Lattea, una culla di stelle massicce distante 7.600 anni luce; ha poi catturato le immagini del pianeta esterno al Sistema Solare WASP-96b, un gigante fatto soprattutto di gas che si trova a 1.150 anni luce dalla Terra; quelle della Nebulosa Anello del Sud, una nube di gas in espansione che circonda una stella morente, e quelle delle cinque galassie vicinissime fra loro note come il Quintetto di Stephan, distanti 290 milioni di anni.

Molte di quelle in pubblicazione saranno immagini spettrali, ossia immagini che scompongono la luce emessa da stelle e galassie per ottenere il maggior numero di informazioni possibili, per esempio sulla composizione. Ognuno dei cinque bersagli del telescopio spaziale Webb e dei suoi strumenti, dei quali il NIRSpec e il 50% di Miri, è fornito dall’Esa, e corrisponde a cinque grandi temi di ricerca. Ovvero la formazione di stelle e pianeti, la nascita delle prime galassie dopo il Big Bang, lo studio dei pianeti esterni al Sistema Solare.

Credits: NASA, ESA, CSA e STScI

Un telescopio da 12 miliardi

Il telescopio ha un costo di 12 miliardi di euro. Per la sua realizzazione è servito il lavoro di oltre mille persone. Si tratta di  uno strumento così potente da essere in grado di captare un calabrone nell’orbita lunare. Con le sue caratteristiche all’avanguardia, consentirà di «riscrivere l’astronomia» e fornirà dati ancora inediti. Prima di esso, una missione simile era spettata a Hubble. Marco Sirianni, responsabile dello sviluppo del telescopio Webb per l’Esa, ha spiegato che fra le cose più affascinanti che il telescopio Webb potrebbe aiutare a osservare meglio c’è l’atmosfera dei pianeti esterni al Sistema Solare: «Potremo studiare in dettaglio quelli che conosciamo, con immagini e spettrogrammi che potrebbero contenere le impronte di elementi che si possono associare a condizioni che si concilierebbero con la vita».

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