Un decreto a fine luglio per le buste paga: 100-150 euro in più per i lavoratori che guadagnano di meno
Un decreto alla fine di luglio per il taglio del cuneo fiscale e delle accise. Che pesa per 10-12 miliardi sulle casse pubbliche. E porterà nelle tasche dei lavoratori tra i 100 e i 150 euro in più al mese a partire dalla busta paga di agosto o da quella di settembre. Questo è il piano del governo Draghi che dovrebbe poi completarsi con la legge di bilancio. Dove il taglio delle tasse sul lavoro diventerà strutturale e sarà finanziato attraverso la variazione dei capitoli di spesa. Nel nuovo provvedimento ci saranno anche misure per la benzina e le bollette. Mentre sul salario minimo l’ipotesi è di usare il Tec (Trattamento economico complessivo) stabilito dai contratti di categoria. E di incentivare le imprese a ridurre o eliminare i contratti precari: lavoro a chiamata, tirocini e stage.
I quattro provvedimenti e il taglio del cuneo fiscale
Gli obiettivi sono due: ridurre il carico fiscale sulle buste paga e assicurare i rinnovi contrattuali, magari incentivandoli, perché «non è accettabile» che alcuni contratti siano scaduti da tre anni, se non addirittura da nove. Le direzioni entro cui vuole muoversi il governo, fa sapere oggi il Corriere della Sera, sono quattro:
- il taglio del cuneo fiscale: tra le ipotesi il raddoppio della sforbiciata da 0,8 sui contributi, già deciso nel 2022 per le retribuzioni fino a 35 mila euro. Il Pd propone zero contributi per chi guadagna meno di 10 mila euro l’anno;
- il Tec: andrebbe anche ai lavoratori della categoria non coperti da questi contratti; allo studio l’ipotesi di tagliare i contributi pubblici alle imprese che non si adeguano;
- le sanzioni per chi non rinnova i contratti: potrebbero arrivare meccanismi di indicizzazione degli stipendi all’inflazione o indennità ad alcuni mesi dalle scadenze;
- lo stop ai contratti flessibili: nel decreto potrebbero arrivare incentivi per la stabilizzazione dei precari.
Sulle buste paga il Resto del Carlino parla oggi di un intervento che potrebbe attestarsi sui 4-5 miliardi di euro. Ma dipenderà dall’andamento del Prodotto Interno Lordo e dal “tesoretto” dei maggiori incassi nelle entrate fiscali. Complessivamente, ovvero per l’intero decreto, si dovrebbe arrivare a una cifra compresa tra i dieci e i dodici miliardi. Il Sole 24 Ore aggiunge che il governo studia un intervento per alleviare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni sul modello del bonus 200 euro. In questo caso si ragiona su una cifra inferiore da concedere per alcuni mesi.
Nel pacchetto energia dovrebbe arrivare anche l’estensione al terzo trimestre del cosiddetto bonus bollette riconosciuto nella misura del 15% dei maggiori costi sostenuti dalle piccole aziende e attività che consumano fino a 16,5 Kw. Mentre il taglio di 30 centesimi al litro oggi è garantito fino al 2 agosto. L’obiettivo, risorse permettendo, sarebbe di prorogare lo sconto per almeno altri due mesi. Come chiedono i partiti di maggioranza.
1.200 euro annui in più
Con l’ultimo taglio e l’assegno unico il carico fiscale si è già ridotto di due o tre punti percentuali. Ma il vantaggio più consistente si è concentrato nella fascia fino a 28 mila euro. Mentre c’è l’azzeramento dei vantaggi per chi guadagna oltre i 50 mila euro. Con la nuova rimodulazione del cuneo i vantaggi sarebbero estesi fino a 35 mila euro, con un aumento nelle buste paga che dovrebbe attestarsi sui 1.200 euro all’anno in media. Ovvero circa 100 euro in più al mese. Con un decalage in percentuale fino ai redditi medi. Allo studio del governo c’è anche un’altra proposta. Quella del Partito Democratico, che prevede prima un intervento sulle retribuzioni più basse (meno di 10 mila euro all’anno). Attraverso una franchigia di mille euro sui contributi previdenziali. Che nella pratica funzionerebbe come una decontribuzione totale.
E questo perché l’aliquota a carico del lavoratore è del 9,19%. Dal 2023 si avrebbe l’estensione della stessa franchigia alle retribuzioni fino a 20 mila euro nel 2023 e fino a 25 mila nel 2024. Mentre per le retribuzioni tra 25 e 35 mila euro si potrebbe attivare una franchigia dimezzata (500 euro) dall’anno prossimo. Questa proposta avrebbe il vantaggio di splittare i costi su più anni: 2 miliardi subito fino a 11 miliardi nel 2024. Il beneficio toccherebbe da subito una platea di 5 milioni di lavoratori. A regime i beneficiati sarebbero 16,5 milioni di lavoratori. Con un vantaggio decrescente al salire della retribuzione (chi guadagna dai 30 ai 35 mila euro si metterebbe in tasca l’1,5% in più).
Cos’è il Tec (Trattamento economico complessivo)
I contratti collettivi sono invece la chiave di volta che il governo ha identificato per introdurre in Italia il salario minimo europeo. La versione italiana non sarà un’unica soglia precisa, non quindi la base minima dei 9 euro calcolata dall’Inps e sponsorizzata dal Movimento 5 Stelle. Il punto di partenza sarà la contrattazione, che Draghi definisce «un punto di forza» delle nostre relazioni industriali. L’idea è quella di varare il Tec, il trattamento economico complessivo, messo a punto dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
I salari minimi varranno per settore, con l’applicazione dei contratti maggiormente diffusi a tutti i lavoratori dei rispettivi comparti. Allo stesso tempo si punterà ad utilizzare delle «forme di sgravio» come stimolo alla qualità del lavoro e dei meccanismi di premialità per sostenere la chiusura dei contratti non ancora rinnovati, considerando che tra i 6 e gli 8 milioni di lavoratori si trovano oggi in mano un contratto scaduto.
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