Crisi di governo: Draghi al Colle per quasi un’ora, poi torna a palazzo Chigi
Subito dopo il voto di fiducia al Senato, il premier Mario Draghi è salito al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante l’incontro interlocutorio tra il premier e il Capo dello Stato, durato poco meno di un’ora, Draghi non si è dimesso, ed è poi tornato a palazzo Chigi. In seguito, il premier ha convocato per le 18.15 un Consiglio dei ministri. Durante la riunione il premier spiegherà la propria linea ai ministri che fanno parte della maggioranza di governo.
I partiti in pressing per il bis
Nel frattempo, attorno a palazzo Chigi si stanno delineando gli schieramenti di chi vuole andare a voltare e di chi, fino all’ultimo, proverà a convincere il premier a concedere un bis (che si chiami “bis” oppure no) che lui ha promesso di non voler fare. A chiedere che Draghi si ripresenti in Aula per prendere una nuova fiducia è Enrico Letta, il segretario del Pd: “Venga in aula e indichi un percorso chiaro per i nove mesi che rimangono di legislatura, la prossima settimana”. I dem indicano persino il giorno, mercoledì, in occasione dell’anniversario dell’attentato di via D’Amelio: “Sarà decisivo quello che dirà Draghi”, ribadisce Letta.
Una posizione per una volta non troppo dissimile da quella di Matteo Renzi. Nell’atteso intervento in aula e poi ai margine, l’ex premier ha auspicato che Draghi si presenti alle camere per un bis: “Fossi in lui farei una cesura seria e farei un Draghi bis, alle sue condizioni, come vuole lui: con gli stessi ministri, con un rimpasto politico, tecnico, decida lui”. Da segnalare anche il leghista Giancarlo Giorgetti, che si lascia andare ad un lapidario “Governo finito? No, ci sono sempre i tempi supplementari”.
Nel frattempo, le attività del governo non si sono interrotte. Il governo ha convocato a palazzo Chigi per il 21 luglio alcune associazioni datoriali sul decreto di fine luglio. Per il governo, dicono fonti imprenditoriali e di maggioranza, saranno presenti lo stesso Draghi, Franco, Giorgetti, Orlando, Brunetta e Patuanelli. Che sia la prova che il premier resta al suo posto?
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