Cosa succede se Draghi se ne va: quattro scenari per la soluzione della crisi di governo
Cosa succede se Mario Draghi va al Quirinale per dare le dimissioni oggi? L’ipotesi di addio del premier dopo l’Aventino del Movimento 5 Stelle è concreta. Mentre la possibilità che SuperMario ci ripensi o faccia finta di niente per andare avanti è considerata soltanto di scuola. Ma è probabile che Sergio Mattarella non chiuda subito a un eventuale bis e rimandi il governo alle camere per verificare la fiducia. Questo però non basterà all’ex presidente della Bce. Il quale evidentemente ritiene che sia meglio tirare le cuoia che tirare a campare. In più c’è da considerare il calendario. Le date possibili per un voto entro l’anno sono il 25 settembre o il 10 ottobre. A meno che dal Quirinale non ritengano necessario il varo di un governo balneare che accompagni l’Italia alle urne a febbraio 2023.
Le ipotesi
Il governo è ora ad un passo dalla crisi. Non sono bastate le promesse di un nuovo patto sociale e di nuove misure contro i bassi salari a convincere il M5s e alla vigilia del voto di fiducia in Senato il partito si divide su una decisione sofferta. E che potrebbe essere prodromica ad altri strappi dentro al Movimento. Sancendo la rottura netta con il governo Draghi. Ad oggi le soluzioni possibili alla crisi di governo sono quattro. Vediamole.
- dimissioni del premier e nuove elezioni: è lo scenario più paventato in queste ore. Draghi ha detto in più occasioni che non è possibile per lui continuare senza l’appoggio del M5s. Senza ricomposizione della maggioranza si andrebbe quindi alle urne a settembre o a ottobre;
- un nuovo governo e voto a febbraio: al posto di Draghi andrebbe una persona di sua fiducia come l’attuale ministro dell’Economia Daniele Franco, che continuerebbe a seguire i dossier più importanti. Preparando il paese a un ritorno al voto al più tardi a febbraio;
- il ritorno di Draghi con una nuova fiducia: dopo le dimissioni, Mattarella potrebbe rimandare Draghi alle camere. Lui detterebbe nuove regole “di convivenza” per la maggioranza; se il M5s vota la nuova fiducia, tutto sarebbe ricomposto;
- un governo Draghi senza M5s: è l’ipotesi già esclusa da ampi settori della maggioranza; da Salvini, che vuole votare il prima possibile, agli stessi grillini che rischiano di dare il via a una nuova diaspora dopo quella di Di Maio.
Ma tutto adesso dipende dalla volontà di Draghi. Senza un appoggio chiaro, ha ribadito il premier direttamente a Conte nel corso di una telefonata, l’esperienza del governo è da considerarsi finita. Il Pd e la Lega lo mettono a verbale, qualsiasi strappo segnerebbe la fine dell’esperienza a Palazzo Chigi. E si andrebbe – avvertono Salvini e Letta – dritti verso nuove elezioni. Con il partito di via Bellerio che rimarca: «Senza il voto dei pentastellati la maggioranza non c’è più». E Giorgia Meloni che aggiunge: «Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito!».
Il richiamo del Quirinale in arrivo
In Senato «non possiamo che agire con coerenza e linearità» rispetto a quanto fatto alla Camera sul dl aiuti, «i cittadini non comprenderebbero una soluzione diversa», ha spiegato Conte. Che nella telefonata con Draghi ha registrato «la sua disponibilità» ma non si accontenta degli impegni: «Occorrono concrete misure». L’ex premier rivendica al M5s il ruolo di «unica forza politica che sta incalzando il governo sulle emergenze», e anche l’importanza del Reddito di cittadinanza, avvertendo – anche alzando la voce – che «non permetteremo mai che venga smantellato». E Mattarella? Il quirinalista Marzio Breda sul Corriere della Sera scrive che il Quirinale potrebbe muoversi in prima persona. Richiamando i partiti al senso di responsabilità.
Proprio in questo senso il presidente della Repubblica potrebbe chiedere al premier di presentarsi alle camere per verificare la fiducia. Mattarella pensa che così i partiti dovrebbero prendersi la responsabilità di esprimere una posizione chiara. Senza mascheramenti tattici e rilanci continui. Poi, e soltanto poi, il Quirinale aprirà le consultazioni per cercare eventualmente una nuova maggioranza e un nuovo governo. D’altro canto anche Draghi alla domanda dei cronisti che ieri chiedevano di un eventuale ritorno alle Camere in caso di defezione del M5S, Draghi aveva risposto: «Su questo dovete chiedere al presidente Mattarella».
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