Usa, l’ammissione di Bolton: «Ho contribuito a colpi di Stato». La Russia chiede un’indagine internazionale
John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Donald Trump ed ex ambasciatore Usa all’Onu con George W. Bush, ha rivelato di aver contribuito a colpi di Stato all’estero. In un’intervista rilasciata alla Cnn Bolton ha detto che l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 non fu un colpo di Stato attentamente pianificato. E che parla per esperienza diretta: «Come persona che ha aiutato a fare colpi di Stato, non qui ma in altri posti, so che richiedono un sacco di lavoro e questo non è quello che ha fatto (Trump, ndr)». Quella che è partita come una critica all’ex presidente è diventata una clamorosa ammissione di responsabilità. E le sue parole nel giro di qualche ora hanno suscitato anche condanne ufficiali e speculazioni informali da parte di osservatori stranieri.
Le reazioni
L’ex consigliere non ha specificato in quale golpe è stato coinvolto ma, pressato dall’intervistatore, ha sottolineato il fallito tentativo di fare cadere il presidente venezuelano Nicolas Maduro nel 2019, pur precisando che gli Usa non hanno avuto molto a che fare con la vicenda. Maduro non ha replicato, ma Samuel Moncada, ambasciatore venezuelano all’Onu, ha twittato che Bolton ha ragione: «I colpi di Stato richiedono un sacco di lavoro. Per questo motivo ha fallito con i suoi agenti in Venezuela». Nel 2019 un suo “appunto” fece scoppiare un caso diplomatico. Ma la prima a passare all’attacco è stata la Russia.
La portavoce del ministero degli Esteri Lavrov Maria Zakharova ha chiesto un’indagine internazionale. Facendo sapere che «è importante conoscere in quali altri Paesi gli Stati Uniti hanno pianificato colpi di Stato». Anche Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha detto che le parole di Bolton non sono una sorpresa: «L’ammissione mostra semplicemente che interferire negli affari interni di altri Paesi e rovesciare i loro governi è diventato una prassi del governo Usa». Evo Morales, l’ex presidente della Bolivia cacciato dall’esercito nel 2019 sullo sfondo di accuse di elezioni non trasparenti, ha detto che le parole di Bolton mostrano che gli Stati Uniti «sono il peggior nemico della democrazia e della vita».
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