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Inflazione, bollette, benzina e buste paga: cosa succede con la caduta del governo Draghi

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Una piccola tempesta è già in atto sui mercati. Ma con l'addio del premier scompaiono anche i soldi in più in busta paga per i lavoratori e gli aiuti per il carovita

Spread in salita, rendimento del Btp decennale a 3,34%. E la Borsa di Milano, maglia nera d’Europa, che brucia 17 miliardi. Anche se per l’addio ufficiale si dovrà attendere mercoledì 20 luglio, la caduta del governo Draghi ha già cominciato a provocare una piccola tempesta sui mercati. Nella quale a pagare il prezzo più alto sono le banche. Ma l’addio del premier a Palazzo Chigi si porta dietro anche molte incognite su un’altra borsa: quella della spesa. Perché a questo punto non si sa che fine farà il decreto “corposo” che doveva portare un taglio del cuneo fiscale pari a 100-150 euro in più nelle buste paga. Così come gli aiuti su bollette e benzina. E i tagli (annunciati) dell’Iva. Mentre l’inflazione continua la sua corsa. Impoverendo il portafogli degli italiani.

Spread e Credit Default Swap

Con ordine. Lo spread è il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Ieri ha chiuso intorno a 220, oggi ci si aspetta uno scatto ancora superiore. Il dato è importante perché definisce la fiducia nei confronti del paese. E una sua crescita è una brutta notizia. Ma c’è anche un altro modo per valutare il rischio-paese. Ovvero guardare il prezzo dei Credit Default Swap (Cds). Si tratta delle “polizze assicurative” contro il (teorico) default di un paese. Spiega oggi il Sole 24 Ore che esistono due tipologie di Cds: quelli che coprono chi li acquista dal default e quelli che coprono anche dal rischio di ridenominazione del debito. Ovvero, nel caso dell’Italia, quelli che proteggono gli investitori da un’uscita dall’euro.

Ieri, fa sapere il quotidiano, sono salite entrambe le tipologie. Ma molto di più i secondi: i vecchi Cds hanno aumentato il premio da 72 a 77 punti base. Oggi quindi bisogna pagare lo 0,77% per assicurarsi dal rischio-default. I nuovi Cds invece sono cresciuti da 148 a 161. Si tratta ancora di livelli contenuti. Ma è un segnale d’allarme piuttosto chiaro. Da segnalare infine le tensioni sulle banche. Ieri tutte le maggiori (Unicredit, Intesa, Mps) hanno perso tra il 7 e il 5,5%. Ma c’è chi, come Bpm, ha perso il 12% da lunedì. Questo potrebbe essere un segnale. Visto che lo scudo della Bce è in arrivo, la speculazione sui buoni del Tesoro è complicata. Quello sui titoli succedanei del rischio-paese no.

Mutui, inflazione, bollette e benzina

Già oggi l’Italia deve subire il record dell’inflazione. Mentre i mutui sono in crescita per l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea. A fine mese il governo avrebbe dovuto varare un decreto con tagli alle bollette per i meno abbienti e proroghe dello sconto sulle accise della benzina. Si attendeva l’estensione al terzo trimestre del cosiddetto bonus bollette riconosciuto nella misura del 15% dei maggiori costi sostenuti dalle piccole aziende e attività che consumano fino a 16,5 Kw. Mentre il taglio di 30 centesimi al litro oggi è garantito fino al 2 agosto. In attesa di sapere che fine farà la crisi di governo, è lecito attendersi che queste scadenze non verranno rispettate. Anche per i tempi tecnici necessari a varare eventualmente un nuovo esecutivo.

C’è poi il taglio del cuneo fiscale. Avrebbe dovuto portare tra i 100 e i 150 euro in più nelle tasche degli italiani. In attesa della riforma promessa con la legge di bilancio 2023. Con la nuova rimodulazione del cuneo i vantaggi sarebbero stati estesi fino a 35 mila euro, con un aumento nelle buste paga che dovrebbe attestarsi sui 1.200 euro all’anno in media. Ovvero circa 100 euro in più al mese. Di queste norme si perderanno le tracce. Così come del salario minimo e del Trattamente Economico Complessivo (Tec) che avrebbe dovuto ridurre la precarietà e gli stipendi da fame.

L’Iva e il Pnrr

Infine ci sono l’Iva e il Recovery Plan. Nei giorni scorsi, ricorda oggi il Resto del Carlino, la viceministra dell’Economia Laura Castelli aveva detto che il governo aveva intenzione di ridurre l’imposta sul valore aggiunto sui beni della grande distribuzione per andare incontro ai problemi delle famiglie. La riduzione di un punto percentuale sulle aliquote ordinarie e agevolate avrebbe prodotto un risparmio di 4,5 miliardi nell’acquisto dei beni da parte degli italiani. Sul Pnrr, nel primo semestre il governo è riuscito a tagliare 45 dei 100 traguardi previsti per il 2022. Ma ora bisognerebbe correre per raggiungere tutti gli altri obiettivi e arrivare al 31 dicembre con le carte in regola. In bilico c’è una tranche di 22 miliardi.

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