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Crisi di governo, la lettera aperta firmata da undici sindaci tra cui Sala, Gualtieri e Nardella: «Serve stabilità. Draghi vada avanti»

16 Luglio 2022 - 14:32 Enrico Spaccini
«Le nostre città non possono permettersi una crisi». L'appello dei primi cittadini alle forze politiche di maggioranza

Gualtieri per Roma, Sala per Milano, Lo Russo per Torino, Nardella per Firenze, Bucci per Genova, Brugnaro per Venezia, Decaro per Bari, Bergamo, De Pascale per Ravenna, Rasero per Asti e Ricci per Pesaro. Undici sindaci hanno firmato una lettera aperta nella quale esprimono il loro «bisogno di stabilità, certezze e coerenza» per continuare la «trasformazione» delle loro città. Mossi dalla crisi di governo, i primi cittadini di alcune delle città più importanti d’Italia si dicono increduli e preoccupati per la situazione «generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza». La loro richiesta è che mercoledì 20 luglio, quando Mario Draghi parlerà al Senato, spieghi «le buone ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo». Per i sindaci, che hanno firmato, quella di andare avanti con questo esecutivo è una necessità. «Le nostre città non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà», scrivono ricordando come il Paese stia affrontando sia l’uscita dalla pandemia che le difficoltà introdotte dalla guerra in Ucraina. L’appello non è rivolto al presidente Draghi, ma anche «a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza in questo ultimo atto». Secondo gli undici firmatari la fine anticipata dell’esecutivo andrebbe a oscurare l’interesse del Paese e per questo motivo i partiti di governo «hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane».

«Responsabilità storica»

Al termine della lettera aperta, i sindaci ricordano quanto fatto ad oggi dal presidente Mario Draghi: «Ha rappresentato in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale. Ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio». Se le forze politiche del Parlamento anteponessero a tutto questo i loro problemi interni «si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni».

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