Crisi di governo, Conte all’assemblea M5s: «Ora la decisione spetta a Draghi, non a noi»
«Mario Draghi deve valutare le condizioni e decidere il perimetro di questo percorso: la nostra linea è molto chiara e coerente». È la posizione espressa da Giuseppe Conte durante l’assemblea del M5s ai parlamentari pentastellati. Allo stato attuale, il M5s continua a riunirsi in tumultuose riunioni ormai da tre giorni, ma la sintesi non risulta essere ancora del tutto chiara. E anzi, all’orizzonte si potrebbe profilare una terza frattura, dopo l’uscita di Di Maio dal M5s. Durante la riunione odierna, Conte ha tentato però di fare sintesi sulla linea del M5s: «La stragrande maggioranza degli interventi ha colto la forza e la coerenza della nostra posizione: adesso la decisione non spetta a noi ma spetta al premier Draghi».
Conte ha poi aggiunto: «Il premier Draghi dovrà anche risolvere problema serio: non può sfuggire che ancora in questi giorni noi siamo insultati, siamo attaccati da forze politiche che sarebbero con noi in maggioranza. In questi giorni Renzi dichiara che andrà a depositare referendum contro il reddito di cittadinanza. Insieme per il Futuro ci calunnia tutti i giorni gravemente; Forza Italia e Lega dicono che non vogliono assolutamente lavorare con noi. Attenzione, è un fatto serio. Draghi dovrà farsi garante, se vorrà, di un clima di rispetto e leale collaborazione nei nostri confronti».
Il leader del M5s ha poi aggiunto: «Il Paese è in una condizione davvero drammatica. Di fronte a questo, l’atteggiamento di responsabilità ci impone di chiedere al presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell’agenda di governo». Durante l’assemblea, l’ex presidente del Consiglio se l’è presa anche con la stampa, definendo «fuori dalla realtà le surreali ricostruzioni giornalistiche circa fantomatiche richieste del Presidente Conte al premier Draghi di posti di Governo per sé, in particolare nel corso degli ultimi mesi», tra cui «notizie circa presunte pressioni di Domenico Arcuri sul presidente Conte: si tratta di gravi violazioni deontologiche e del solito fango creato ad arte con il solo scopo di danneggiare le battaglie del Movimento a favore dei cittadini in un momento così delicato per il Paese».
Ma anche alla luce dell’ulteriore strappo interno del M5s che potrebbe avvenire nelle prossime ore, anticipato dallo scontro con il capogruppo alla Camera, Davide Crippa, la situazione all’interno del M5s continua a essere opaca. Il capogruppo del M5s potrebbe annunciare un’altra uscita corposa di deputati, capaci di costituire una componente del Misto (tra i dieci e i venti) o addirittura un nuovo gruppo parlamentare (più di venti), facendo così salire le quotazioni di un nuovo governo senza il Movimento di Conte, il cui volto e la cui consistenza numerica diventerebbero molto diversi da quelli di inizio legislatura.
Cos’è successo durante l’assemblea
Ma subito dopo l’inizio dell’assemblea il clima si è acceso, e da più parti sarebbero arrivate le richieste di chiarimento proprio a Crippa “colpevole” di aver avallato la proposta, discussa in capigruppo alla Camera, di far intervenire il premier prima a Montecitorio (dove i dissensi per Conte sono più corposi) e quindi a Palazzo Madama. Il capo politico, Conte, ha fatto sapere che l’iniziativa di Crippa non è stata concordata con lui. Tra gli interventi più critici quelli di Vittoria Baldino, che ha difeso la linea presa dal Movimento: «Draghi ha dato le dimissioni pur avendo una maggioranza schiacciante. Farà le sue valutazioni se ci tiene al Paese. Non so se ci sarà un’ulteriore scissione, non escludo che qualcuno possa prendere altre strade». Crippa ha risposto di aver appoggiato la richiesta di Italia Viva e Pd perché il decreto Aiuti, casus belli della crisi di maggioranza, è stato approvato prima alla Camera. Ma poi ha attaccato: «Dall’opposizione la vita non la migliori, fai solo propaganda».
Prevale la linea Conte, ma 30-40 parlamentari sarebbero pronti a votare comunque la fiducia a Draghi
Durante l’assemblea dei parlamentari del M5s, secondo quanto appreso da fonti Adnkronos, continua a prevalere la linea di Giuseppe Conte. Sarebbero oltre 20 i parlamentari intervenuti esprimendo il sostegno al leader pentastellato. Tra questi ci sarebbe l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ritiene «sbagliato tirare per la giacchetta Conte, tra ultimatum sì e ultimatum no. Le parole di Conte rimettono al centro del dibattito gli italiani e gli obiettivi contenuti nella lettera dei 9 punti consegnata a Draghi nei giorni scorsi da Conte: sono le nostre priorità».
Tra gli altri pentastellati a sostegno del leader politico del M5s ci sono: Vanin, L’Abbate, Di Lauro, Lanzi, Misiti, Di Girolamo, Zolezzi, Pirro, Olgiati, Flati, Cominardi, Ferraresi, Castaldi, Endrizzi, Dadone, Fontana, Cioffi, Gallicchio, Coltorti, Corneli, Barzotti, Micillo e Matrisciano. Tre i parlamentari che invece intendono schierarsi a favore della fiducia al presidente Draghi: il capogruppo alla Camera Crippa, Cattoi e Provenza. Più sfumata invece la posizione di Businarolo e Palmisano. Ma la questione non è ancora chiusa. Già, perché nelle prossime ore potrebbe arrivare un documento dei “dissidenti” del M5s, ossia 30-40 parlamentari che sarebbero pronti a votare comunque la fiducia al Governo nelle Camere, anche nel caso in cui Il M5s dovesse prevalere una posizione contraria.
L’indiscrezione su Beppe Grillo: «Il dibattito del M5s è troppo personalizzato intorno alla figura di Conte»
Da non abbandonare ai margini, poi, l’indiscrezione lanciata dall’agenzia stampa Agi, secondo cui il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo sarebbe «sconfortato» dal dibattito interno al M5s, oltre a dirsi preoccupato dall’eccessiva «personalizzazione» del leader Conte nello scontro con il presidente Draghi.
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