Chi ha ucciso Leonardo Muratovic: la confessione del 20 enne e il fermo del fratello
Ci sono due fermi per l’omicidio Muratovic. Disposti dalla procura di Velletri e a carico di un 20 enne e di suoi fratello di 25 anni. Il ragazzo di 20 anni di origine maghrebina si era presentato ieri alla stazione dei carabinieri Gianicolense di Roma per confessare l’omicidio di Leonardo Muratovic ad Anzio. Ad accompagnarlo il fratello, nato in Italia come lui, insieme ad un avvocato. «L’ho colpito io, sono stato io ad ucciderlo», e poi: «Mio fratello non c’entra, sono coinvolto solo io». La scelta di costituirsi a Roma e non ad Anzio è comprensibile: da giorni il clima nella cittadina non è dei migliori e le rispettive comitive dei ragazzi coinvolti sono sul piede di guerra. Il commissariato locale aveva individuato un gruppo di cinque persone che a vario titolo erano sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. E stavano stingendo il cerchio sugli ultimi nomi.
L’indagine
Ieri intanto ragazzi e ragazze hanno deposto mazzi di fiori in ricordo della vittima e lasciato volare in cielo alcune lanterne cinesi. Una volta arrivata la notizia di una persona che si sarebbe costituita alle forze dell’ordine in relazione all’omicidio, i ragazzi si sono diretti verso il commissariato di Anzio per avere ulteriori notizie. Nello stesso commissariato il padre di Muratovic aveva aggredito i due buttafuori del Bodeguita Beach, accusandoli di non aver protetto il figlio. Le indagini avevano puntato sulle frizioni tra i due gruppi come causa scatenante dell’aggressione mortale. Alle base alcuni vecchi rancori di zona. Leonardo Muratovic viveva ad Aprilia, aveva 25 anni e faceva il pugile. La Federazione Pugilistica italiana ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un messaggio ricordando la vittima: «Ciao Leonardo. Rip Campione».
La lite è scoppiata intorno alle 2 di notte sulla spiaggia del lido. Il giovane era con degli amici e la fidanzata quando ha cominciato a battibeccare con un altro gruppo. Dopo una serie di minacce e spintoni entrambi i gruppi, compreso il 26enne, sarebbero stati allontanati fuori dalla security e, usciti in strada, avrebbero deciso di ‘risolvere’ la questione. In un’intervista rilasciata a Il Messaggero il fratello Daniel aveva negato che le frequentazioni di Leonardo fossero alla base dell’omicidio: «No, non penso proprio. Leo era uno sportivo, era un bravissimo ragazzo legato alla sua famiglia e agli amici. Però c’erano tanti, tantissimi testimoni. Tra Anzio e Aprilia, qualcuno sa chi è il killer di mio fratello».