Bce, pronto un rialzo dei tassi di interesse per contenere l’inflazione. Ma cresce il pericolo spread
Non 25 centesimi ma 50. È questa l’ipotesi di rialzo sui tassi di interesse su cui la Banca centrale europea (Bce) si pronuncerà domani, 21 luglio. L’obiettivo è contenere l’inflazione, che a giugno ha raggiunto l’8,6% nell’Eurozona e l’8,2% in Italia. L’incremento dei tassi era già stato annunciato a inizio giugno, ma non pareva dovesse essere così repentino. L’ipotesi più probabile era di un aumento di 25 centesimi domani, seguito – se necessario – da un altro di pari valore a settembre. Ora potrebbe essere il doppio, come ha fatto capire la presidente della Bce Christine Lagarde a Sintra (Portogallo) dicendo che l’istituzione è aperta a tutte le opzioni, che verranno valutate dal consiglio direttivo della banca. In certi contesti la gradualità non può essere la soluzione, ha chiarito l’economista.
La paura dello spread e le possibili soluzioni
Il timore, però, è che un incremento tanto rapido, quando i tassi sono non sono stati aumentati dal 2011, possa ricadere pesantemente sui Paesi dell’Unione che hanno molto debito da rifinanziare – come l’Italia – e che si troveranno a dover promettere un premio molto più sostanzioso per poter vendere i loro titoli di Stato, facendo crescere lo spread. Proprio per questo, dovesse passare la linea emergenziale, potrebbe essere affiancata da un aiuto della Bce a questi Paesi. Sempre a giugno Lagarde aveva fatto sapere che la Bce avrebbe sospeso l’acquisto dei titoli degli Stati membri. Tuttavia, ora, frange del consiglio chiedono che il quantitive easing non venga interrotto, proprio alla luce del balzo dei tassi, e che diventi parte dello “scudo antispread“.
Per evitare un’eccessiva frammentazione dell’unione monetaria, spiega Il Sole 24 Ore, l’acquisto dei titoli verrebbe vincolato al rispetto del patto di stabilità (al momento sospeso) e al raggiungimento degli obiettivi dei piani nazionali finanziati con i fondi del Recovery Plan. Inoltre, nell’ambito del Mes potrebbe essere incluso un criterio di insostenibilità del debito che i Paesi dovrebbero rispettare. Il rischio, senza queste misure, è che i Paesi dall’alto debito pubblico come l’Italia vengano sopraffatti dai mercati.
Perché alzare i tassi di inflazione?
In un momento in cui i prezzi crescono, far aumentare anche quelli dei prestiti può sembrare controintuitivo. Ma quando c’è molto denaro in circolazione e una limitata disponibilità di beni da acquistare, il loro prezzo cresce e il valore del denaro di conseguenza diminuisce. Questo è quello che sta accadendo ora in Europa, a partire soprattutto dall’incertezza sulla disponibilità di idrocarburi, il cui incremento di prezzo ricade a catena su tutti gli altri prodotti.
Alzare i tassi di interesse è una strategia che le banche centrali – oltre alla Bce anche la Federal Reserve statunitense ha deciso di aumentare i tassi di interesse – utilizzano per rallentare l’economia, rendendo più costoso chiedere soldi in prestito e quindi riducendo la quantità di denaro in circolazione. In questo modo la richiesta per i beni diminuisce, e il loro incremento di prezzo (così come la crescita economica nel suo insieme) rallenta. D’altro canto rallentare la circolazione della moneta troppo repentinamente mette le economie a rischio recessione.
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