Crisi di governo, la solitudine di Conte e i 20 sicuri di lasciare il M5s: «E ora come ne esco?»
Triste, solitario y final. Nel giorno in cui Mario Draghi è atteso in Senato alle 9,30 per la fiducia o le dimissioni Giuseppe Conte sa che comunque vada sarà un insuccesso. Una ventina di eletti è convinta di votare la fiducia al governo Draghi a prescindere dall’indicazione del Movimento 5 Stelle. E una trentina invece è convinta che sia giusto negargliela anche se all’ultimo l’ex Avvocato del Popolo dicesse sì. In mezzo (al guado) c’è lui. Che sa di giocarsi molto, se non tutto il suo futuro politico tra oggi e il giorno delle elezioni. «Decideremo in Aula, c’è ancora una notte per pensarci», aveva detto proprio Conte ai parlamentari M5s chiudendo l’ultima assemblea-fiume. Ma con i suoi interlocutori non sembra così sicuro: «Ma io che devo fare? Come ne esco da questa vicenda?».
Triste, solitario y final
Un retroscena de La Stampa a firma di Federico Capurso rivela che in questi giorni Conte si è sentito con Draghi al telefono. «Ci siamo parlati tante volte», è il virgolettato. Ma un accordo non lo hanno trovato. E adesso se la prende anche con lui: «Draghi è un tecnico, non un politico. E in questa partita non doveva scendere in campo e fare politica. Doveva mantenere il suo ruolo di premier tecnico, super partes». Resta il sospetto di un gioco di sponda con Luigi Di Maio. Rafforzato dai tentativi di effettuare nuovi acquisti per Insieme per il Futuro e dalla posizione del capogruppo alla Camera Davide Crippa, che ha anche licenziato il suo ex portavoce Rocco Casalino per far capire l’aria che tira.
C’è chi cerca di fargli capire che la storia non ha per forza un finale scontato. «Se voti la fiducia lasci il cerino acceso in mano al centrodestra. Scaricherai tutti i problemi su Salvini e Berlusconi. E anche su Draghi che avrà così un altro fronte aperto», gli hanno fatto notare ieri da Liberi e Uguali. Conte ascolta ma poi ai fedelissimi risponde «ma come faccio?». La sua indecisione è pari solo alla solitudine nel momento della scelta più difficile. Uscita dalla maggioranza, appoggio esterno, fiducia piena. Tre opzioni e ognuna con conseguenze sanguinose. La notte in ospedale dopo il ricovero per un’intossicazione alimentare non ha portato consiglio.
I governisti alla finestra
Il Corriere della Sera fa sapere che i governisti nel M5s sono una quarantina alla Camera e una decina al Senato. I numeri di chi è pronto alla rottura sono però meno ampi: 15-20 deputati e 3 o 4 senatori. Tra questi Rosalba Cimino e Maria Soave Alemanno, che hanno già annunciato il loro sì a prescindere dalle indicazioni del gruppo. Secondo Il Fatto Quotidiano gli eletti si riuniranno anche stamattina, a pochi minuti dall’arrivo di Draghi a Palazzo Madama. Nel M5s anche i non-contiani sono convinti che non ci sarà un esodo come quello di Di Maio. Anche se c’è una buona probabilità di vedere domani il capogruppo Crippa alla Camera parlare in dissenso dal resto del suo gruppo. Sarebbe una beffa forse inedita nella storia del Parlamento italiano. Il problema è che non è l’unica in arrivo.
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