No! La società algerina Sonatrach non è di proprietà della russa Gazprom
A seguito di un tweet pubblicato dal politico italiano Marco Rizzo, ospite protagonista del recente congresso del controverso partito Ancora Italia (ne parliamo qui), è circolata la presunta notizia che la società algerina Sonatrach sarebbe di proprietà della russa Gazprom. Secondo il messaggio trasmesso dal politico italiano, il recente accordo del Governo italiano con quello algerino non ci renderebbe più indipendenti dal gas russo.
Per chi ha fretta
- La società russa Gazprom non possiede la Sonatrach.
- La società Sonatrach è al 100% di proprietà dello Stato algerino.
- Gazprom è partner di Sonatrach in alcuni giacimenti, ma non è l’unica società estera.
- Il recente accordo coinvolge l’Eni, già partner di Sonatrach in Algeria.
Analisi
Ecco uno dei post che condivide il seguente tweet pubblicato da Marco Rizzo:
Nessuno ve lo dice ma: Sonatrach, la società algerina che rifornirà un decimo del gas che serve all’Italia è al 60% di proprietà di Gazprom. Quindi Draghi dice di non comprare gas dalla Russia, ma in realtà lo fa e a prezzo maggiorato. Altra presa in giro per il popolo italiano.
Sonatrach è algerina
La società Sonatrach è totalmente di proprietà algerina, come riportato dai siti aziendali. Infatti, si tratta di una S.p.A. controllata al 100% dallo Stato, così come tutte le altre ad essa collegate:
Gazprom? Partner, non proprietari
All’interno del report annuale pubblicato nel dicembre 2021 (qui e archiviato qui), Gazprom è solo uno dei tanti partner insieme a Eni (Italia), Repsol (Spagna) e l’americana Anadarko.
Nell’intero report Gazprom viene nominata due volte, la prima nella tabella sopra riportata a in questo breve paragrafo nel capitolo «Activities in association» (viene citata anche Eni, che riprenderemo più avanti nell’articolo):
The exploration contracts concern the ElAssel perimeter with Gazprom, and the SifFatima II, Ourhoud II and Zemlet El Arbiperimeters with Eni.
Il 49% di Sonatrach è di Gazprom?
Cercando «sonatrach gazprom» attraverso un motore di ricerca come Google, riscontriamo un titolo fornito da Imola Oggi che recita così: «Gas dall’Algeria? Il 49% di Sonatrach è di Gazprom». Cliccando nel link, l’articolo riporta un altro titolo: «Compriamo il gas dall’Algeria e finanziamo Putin».
Più correttamente, si tratta di una recente partnership tra Sonatrach (51%) e Gazprom (49%), per lo sfruttamento di giacimenti di gas. Gazprom aveva acquisito il 49% del progetto, con l’obiettivo di sfruttare la posizione per vendere il gas a Paesi come Spagna e Portogallo.
In molti citano una notizia del febbraio 2022, riportata anche da Reuters:
Algiers, Feb 2 (Reuters) – Algeria’s Sonatrach in partnership with Russia Gazprom will start gas output from its Al Assel field in 2025, Sonatrach said in a statement.
It added that it has drilled 24 wells and constructed a unit to process natural gas, condensate and LPG.
There are no details on the volumes.
In questo caso si parla di un accordo che riguarda il giacimento di Al Assel, ma a partire dal 2025.
La partnership con Eni
Come ricordato in precedenza, Gazprom è uno dei tanti partner di Sonatrach. Tra questi c’è anche l’italiana Eni che proprio in questi giorni ha pubblicato un comunicato relativo a un nuovo accordo:
Algeri (Algeria), 19 luglio 2022 – Eni ha firmato oggi con SONATRACH, Oxy e TotalEnergies un nuovo PSC per i blocchi 404 e 208 in Algeria. Questi blocchi sono localizzati onshore, nel prolifico bacino del Berkine, nell’Algeria orientale, area in cui Eni è presente dagli anni ’80.
Il contratto, firmato ai sensi della nuova legge algerina sugli idrocarburi del 2019, consentirà ai partner di potenziare gli investimenti, aumentando le riserve di idrocarburi dei giacimenti e prolungandone la vita produttiva per ulteriori 25 anni. Inoltre, consentirà anche la futura valorizzazione di quantità significative di gas associato che potrebbero diventare disponibili per l’esportazione, contribuendo alla diversificazione delle forniture di gas all’Europa.
Già ad aprile 2022 si parlava dell’accordo con l’Algeria per diventare il principale fornitore al posto della Russia. Tra i protagonisti c’erano proprio Sonatrach ed Eni:
Si stringono i rapporti tra Italia e Algeria, che fornirà più gas dopo le firme di un duplice accordo tra i due governi e tra Eni e Sonatrach per l’aumento della produzione di gas.
In che cosa consiste l’accordo sul gas tra Italia e Algeria? Nel sito di Eni leggiamo:
Le nostre attività di esplorazione e produzione in Algeria sono regolate da contratti di Production Sharing Agreement (PSA) e di concessione. L’attività è concentrata nel deserto di Bir Rebaa, nell’area centro orientale del Paese, in diversi blocchi di esplorazione e sviluppo operati da Eni. Inoltre, partecipiamo nei blocchi non operati 404 e 208 con una quota del 12,25%. Nel 2021 abbiamo firmato diversi accordi con Sonatrach nell’ambito dell’esplorazione e produzione, ricerca e sviluppo e decarbonizzazione. In particolare, ci concentriamo nel rilancio delle attività di esplorazione e sviluppo nella regione del bacino del Berkine, anche attraverso la realizzazione di un hub di sviluppo del gas e del petrolio in sinergia con le installazioni esistenti di MLE-CAFC. A marzo 2022 è stata ratificata l’assegnazione di un nuovo PSC nel prolifico bacino del Berkine South (Eni 49%, operatore), mentre ad aprile, facendo leva sulle consolidate relazioni con il Paese, abbiamo definito un accordo quadro finalizzato a rafforzare le operazioni congiunte nel settore con l’obiettivo di aumentare i flussi di export di gas naturale verso l’Europa.
Nel testo leggiamo un particolare, quella stessa percentuale citata per Gazprom: 49%.
In un articolo de IlSole24Ore leggiamo il ruolo dell’Eni:
In questi mesi, al centro dello sforzo italiano per sostituire il gas russo c’è sempre stato l’Eni
Conclusioni
La società Sonatrach non è affatto di proprietà della Gazprom. La società russa è partner di quella algerina, così come lo sono anche altre società del mondo operanti nelle diverse aree del territorio nordafricano. Tra queste società c’è anche l’italiana Eni, che opera con quella algerina con l’obiettivo di «aumentare i flussi di export di gas naturale verso l’Europa».
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