Il glaciologo Wadhams: «Vi spiego perché il caldo aumenterà e questa estate rischia di essere più fresca delle prossime»
Sono 14 oggi le città da bollino rosso a causa del caldo. Ovvero Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Genova, Latina, Perugia, Rieti e Roma (che lo erano da ieri) e Campobasso, Frosinone, Milano, Torino e Viterbo. Ma venerdì prossimo, 21 luglio, secondo il bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute, arriverà il livello massimo di allerta. Che indica rischi per la salute anche per la popolazione sana e sarà segnalato per 16 città. Trieste e Verona si aggiungeranno a quelle di oggi. Ma c’è di più. Il glaciologo Peter Wadhams, che insegna Cambiamenti climatici al Politecnico di Torino, dice che ogni anno si supereranno nuovi record. E che il caldo non si fermerà. «Le ondate di calore diventeranno sempre più frequenti. E i record di temperatura continueranno a essere battuti», dice Wandhams in un’intervista rilasciata a Repubblica.
I due effetti
Nella quale spiega che questa potrebbe essere addirittura un’estate più fresca di quelle che ci aspettano. «Finché le forze trainanti del riscaldamento globale rimarranno invariate, per esempio la continua crescita delle emissioni di carbonio, l’innalzamento delle temperature proseguirà e le cose peggioreranno», sostiene. L’effetto del caldo è attualmente la sommatoria di due effetti: «C’è un ‘fiume di calore’ in cui l’aria molto calda generata nel Sahara viene spinta a nord dal vento attraverso l’Europa occidentale, colpendo Portogallo, Spagna, Francia e Regno Unito. L’Italia è stata parzialmente risparmiata. Il secondo è un’anomalia nella Corrente del Golfo. Un grande vortice nell’Atlantico orientale forma un sistema rotante chiuso che produce una cupola di aria calda sull’Europa occidentale».
Nel colloquio con Luca Fraioli il glaciologo spiega anche cosa farebbe se fosse premier: «Farei ogni sforzo per sviluppare e applicare immediatamente metodi per eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera. Non è sufficiente ridurre le emissioni. La CO2 rimane nell’atmosfera per centinaia di anni: anche se non ne producessimo più, quella già presente continuerebbe a produrre l’effetto serra per i secoli a venire».
Foto copertina da: GalileoFestival
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