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Cosa c’è dietro l’addio di Gelmini a Forza Italia: «Vai a piangere altrove e prenditi uno Xanax»

mariastella gelmini addio forza italia licia ronzulli 1
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La lite con Ronzulli per la caduta del governo. E i rapporti ormai logorati con Berlusconi. C'è chi la chiama al Centro. Ma lei non ha ancora deciso

L’addio di Mariastella Gelmini a Forza Italia si è consumato ieri pomeriggio tramite comunicato stampa. La ministra degli Affari regionali del governo Draghi ha mollato tutti sbattendo la porta: «Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito». E ancora: «Ha definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini». Ma se i rapporti con il Cavaliere erano consumati da tempo, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una lite. Quella che è andata in scena con Licia Ronzulli. Ovvero la fedelissima berlusconiana filo-leghista con cui da tempo non correva buon sangue.

La delusione per Berlusconi leghista

E ieri è arrivato il redde rationem. «Contenta che hai mandato a casa il governo?», l’attacco della ministra. «Vai a piangere da un’altra parte e prenditi uno Xanax», la risposta della senatrice. Secondo i retroscena dei giornali prima dello showdown Gelmini ha provato in più occasioni a convincere Berlusconi. «Ma lui ha fatto una scelta diversa, legittima per carità, ha ascoltato Tajani e Ronzulli. Però non è normale – si lamenta con i suoi secondo Repubblica – che in una crisi del genere i dirigenti del partito non abbiano sentito l’esigenza di sentire i ministri. Incredibile». Il “cerchio magico” di Arcore è nel mirino: «Non riconosco Berlusconi in queste scelte, vedo invece la mano di cattivi consiglieri. Animati – tuona a un certo punto davanti a un gruppo di senatori – da ambizioni personali e visioni politiche di parte».

La diaspora da Forza Italia potrebbe essere soltanto all’inizio. Ieri il senatore Andrea Cangini ha disobbedito alle indicazioni del partito votando la fiducia. Sulle posizioni di Gelmini negli ultimi mesi c’erano anche Renato Brunetta, che aveva proposto un Draghi bis con un nuovo patto. E Mara Carfagna, a sua volta da mesi data in uscita e pronta a entrare in una formazione di centro. Ieri sera Toti e Quagliariello hanno chiamato in causa la ministra in uscita da Forza Italia. «Ci vuole coraggio, Stella. Tu lo hai avuto! E te lo dice uno – ha detto Toti – che ha percorso la tua stessa strada e può affermare con certezza che il pensiero liberale, riformista, popolare non è morto». Ma lei smentisce di aver preso qualsiasi decisione sul suo futuro.

Il cerchio magico

Oggi intanto vuota il sacco in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Vuole la verità? Lega e FI il governo lo hanno sempre sopportato e non supportato. E già dalla settimana scorsa la Lega ha cominciato a mettere paletti, fino ad arrivare a prefigurare la richiesta di sostituire un ministro come Lamorgese (che non è dei 5 Stelle!), senza che da FI si alzasse una sola voce critica. La gestione di ieri è stata la rappresentazione dell’appiattimento acritico sulla Lega ed è stato il colpo definitivo di una storia ultra ventennale di battaglie liberali, riformiste ed europeiste. Avranno anche il consenso dei tassisti probabilmente, ma non quello di chi crede nelle riforme, nell’UE, nel liberalismo e nella concorrenza. Non potevo restare un minuto in più in un partito che non riconosco», ha detto a Paola De Caro.

E infine: «FI si è disciolta nel populismo salviniano. La FI che ho conosciuto non avrebbe avuto dubbi nello scegliere fra Draghi e le pulsioni sovraniste di Salvini, e non avrebbe permesso che il presidente Berlusconi, che ha fatto grandi cose per il Paese, e che ha pagato per questo un prezzo alto, si allineasse a questa destra. Ho provato a convincerlo, ma è evidente che ha fatto la sua scelta, e io ho fatto la mia. Continuo a nutrire per lui stima e affetto. Pensare però che questa storia politica venga dissipata dentro la nuova destra trumpista e lepenista, mi addolora molto. Ma non posso far finta di nulla».

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