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Come funziona lo scudo anti-spread della Bce e perché per l’Italia rischia di non scattare

scudo anti-spread banca centrale europea
scudo anti-spread banca centrale europea
Il nuovo strumento è legato al rispetto degli obiettivi di bilancio. Tutto dipenderà da quello che farà il nuovo governo

Si chiama Tpi, ovvero Transmission Protection Instrument, lo scudo anti-spread della Banca Centrale Europea. Ma il nuovo paracadute per i paesi fragili è legato al rispetto degli obiettivi di bilancio. E questo, mentre l’Italia va verso la campagna elettorale e il voto fissato per il 25 settembre, può costituire un problema. E così, mentre il rialzo dei tassi di 50 basis point avrà effetti su mutui, prestiti, titoli di Stato e in generale sulla crescita del Belpaese, il rischio è che la corsa del differenziale tra Btp e Bund riprenda come negli anni scorsi. Senza però che ci sia un Mario Draghi a fare la differenza. Né a Francoforte né a Roma. La Bce si riprende così il suo ruolo: non sarà più un bancomat. Né riporterà indietro le lancette dell’orologio agli anni in cui era quasi compratore unico di debito. Con tutti i pericoli che ne conseguono.

Cos’è il Tpi

Come ha spiegato Open, tramite il Tpi, la Bce acquisterà titoli di Stato dei Paesi membri. Ma «il volume dei titoli comprati dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria». Le condizioni per entrare nel programma, come sintetizza oggi, saranno tre:

  • il rispetto del quadro di bilancio comunitario e l’assenza di gravi squilibri macroeconomici;
  • un programma di contenimento della spesa pubblica;
  • il rispetto degli impegni del Recovery Plan.

Per il resto, il nuovo strumento non avrà limiti operativi. E potrà agire anche in seguito a richieste dei singoli paesi. La Repubblica ricorda oggi che la Bce ha notoriamente un altro strumento anti-spread a disposizione: l’Omt. Che però richiede un programma di aggiustamenti ad hoc e sarebbe monitorato dal Mes. Uno strumento più rigido, più “punitivo” del nuovo scudo Tpi. E infatti a dieci anni dal varo nessuno lo ha mai chiesto. Ma cosa succederebbe, si domanda il quotidiano, se i falchi dell’Unione Europea insistessero proprio per attivare l’Omt invece del Tpi? Rimangono comunque i titoli del programma Pepp, che Francoforte reinvestirà almeno fino alla fine del 2024.

Il rischio-paese

Ed è evidente che in cambio della protezione si potrà richiedere disciplina nei conti. «Il nuovo strumento è simile solo nel senso che rende chiaro che la Bce non tollererà una frammentazione dell’euro ed è disposta a innovare nelle modalità di intervento per difendere il principio», spiega oggi l’economista Lucrezia Reichlin in un’intervista al quotidiano. «Ma è diverso perché non si riferisce più all’Omt, proposto da Draghi in un contesto diverso. Oggi siamo meno a rischio anche perché il sistema bancario è più solido. Ma non facciamoci illusioni. L’Italia non può sentirsi protetta dalla Bce a qualsiasi condizione. Siamo in un’Unione in cui la condivisione del rischio deve accompagnarsi al rispetto delle regole e degli impegni comuni».

Per l’ex Bce «gli interventi saranno fatti solo verso Paesi solvibili che hanno rispettato le regole fiscali. Oggi queste sono sospese ma è previsto che saranno reintrodotte, anche se probabilmente modificate. Il fatto che le nuove misure siano passate all’unanimità, ed è stata una sorpresa, comporta un messaggio politico da parte dei Paesi tradizionalmente più rigidi: abbiamo creato un “framework” per evitare falle nell’Euro, ora però accettate un Patto». Insomma, molto – se non tutto – dipenderà dal nuovo governo. Esattamente come ha detto ieri su Twitter un altro ex Bce, Vitor Constancio. Un avvertimento?

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