Come funzionerà il governo per gli «affari correnti»: ecco le regole perentorie di Draghi ai ministri
Dopo le dimissioni del presidente Draghi, il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti. Cosa significa? Durante il Consiglio dei ministri di ieri, e con una circolare firmata da Mario Draghi, sono stati definiti gli ambiti d’intervento su cui interverrà il governo dimissionario. «Dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia di Coronavirus, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia. Dobbiamo portare avanti l’implementazione del Pnrr», aveva detto Draghi aprendo il Cdm dopo lo scioglimento delle Camere. Nel documento viene sottolineato che l’esecutivo è «impegnato nel disbrigo degli affari correnti, nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento e nell’adozione degli atti urgenti, ivi compresi gli atti legislativi, regolamentari e amministrativi necessari per fronteggiare le emergenze». L’esecutivo potrà dunque «procedere soltanto a nomine, designazioni e proposte strettamente necessarie, perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti, ovvero derivanti da esigenze funzionali, non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi, per assicurare pienezza e continuità nell’azione amministrativa».
I punti chiave
L’esecutivo sarà dunque impegnato nel disbrigo degli affari correnti, «nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento e nell’adozione degli atti urgenti, ivi compresi gli atti legislativi, regolamentari e amministrativi necessari per fronteggiare le emergenze nazionali, le emergenze derivanti dalla crisi internazionale e la situazione epidemiologica da Covid-19. Rimane altresì impegnato nell’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa del Pnrr e del Piano per gli investimenti complementari (Pnc). Dovrà comunque essere assicurata la continuità dell’azione amministrativa».
Cosa dovranno fare i ministri
Secondo quanto riportato nel documento, viene garantita la «partecipazione di rappresentanti del governo in Assemblea e nelle commissioni per l’esame dei disegni di legge di conversione del decreti legge e nelle altre occasioni in cui sarà richiesta dalle Camere. Le posizioni del governo saranno preventivamente concordate con il ministro per i rapporti con il Parlamento», Federico D’Incà. A tutti i ministri è stato richiesto di «predisporre sollecitamente ogni utile elemento e documentazione circa l’organizzazione ed il funzionamento dei Dicasteri e dei dipartimenti cui sono preposti, nonché sullo stato delle attività e delle iniziative in corso, al fine di una completa e tempestiva informazione nei confronti della presidenza del Consiglio; sono altresì invitati a fornire un elenco con tutte le attività amministrative in corso di esecuzione o comunque in scadenza».
Cosa fare in caso di nomine
Quanto alle nomine, nel documento viene spiegato che «ogni nuova iniziativa in merito dovrà essere preventivamente sottoposta all’assenso del presidente del Consiglio al fine di assicurare uniformità di comportamenti. Ciascun ministro dovrà curare che enti, aziende e società dipendenti, vigilati o direttamente controllati, si attengano agli anzidetti criteri, anche per quanto riguarda le procedure». Nella circolare viene precisato inoltre che il ministro dell’Economia e delle Finanze guidato dal ministro Daniele Franco «eserciterà i diritti dell’azionista nelle società partecipate, previo assenso del presidente del Consiglio», mentre «resta salva l’autonomia di soggetti disciplinati da statuti o regole privatistiche che li sottraggono a direttive o a indirizzi di governo».
Il testo della circolare
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