Pensioni a mille euro: quanto costa allo Stato la proposta di Berlusconi
Nessuno può dire che Silvio Berlusconi non sia una persona costante. Il Cavaliere, entrato da ieri in mood campagna elettorale, ha fatto sapere che il centrodestra ha già pronti i ministri del prossimo governo e che vuole piantare un milione di alberi a settimana. Ma soprattutto, ha rispolverato un evergreen delle sue corse alle urne. Ha infatti (ri)proposto «l’aumento di tutte le pensioni ad almeno 1.000 euro al mese», tredicesima inclusa, così come «la pensione alle nostre mamme che sono le persone che hanno lavorato di più alla sera, al sabato, alla domenica, nei periodi delle ferie e che hanno diritto di avere una vecchiaia serena e dignitosa». E, come diceva Rossini, nella sua proposta c’è del bello e c’è del nuovo. Solo che quel che è nuovo non è bello e quel che è bello non è nuovo.
Un cavallo di battaglia
Cominciamo con quello che non è nuovo. Già nel 2001 Berlusconi aveva proposto di alzare le pensioni minime. All’epoca l’importo da raggiungere, secondo il leader di Forza Italia, era di un milione di lire tondo tondo. Con l’entrata in vigore dell’euro Silvio non ha lasciato, ma raddoppiato. Tanto che la proposta è entrata a pieno titolo nel programma elettorale di Forza Italia. Quello delle elezioni del 25 settembre 2022? No. In quello del 2018. Come spiegò all’epoca il Cavaliere su Twitter, «avevo alzato a 1 milione di lire le pensioni minime a 1.835.000 pensionati. Poi è arrivato l’euro e con quel cambio sbagliato ha dimezzato il potere di acquisto dei pensionati e degli italiani».
La stessa promessa la fece all’epoca delle elezioni amministrative, nel 2017: «Oggi nessuno anziano può vivere con una pensione minima di 500 euro: oggi è doveroso e indispensabile aumentare almeno a mille euro i minimi pensionistici. Nessun anziano deve essere escluso da questa misura, comprese le nostre mamme che hanno lavorato tutti i giorni a casa e che devono poter avere vecchiaia dignitoso». E poi nel 2019: «Una delle cose che faremo noi col prossimo governo è aumentare a 1000 euro, per tredici mensilità, le pensioni minime».
Quanto ci costa?
E ora veniamo a quello che non è bello. L’agenzia di stampa Askanews ricorda come è finita la promessa elettorale del 2001. L’innalzamento delle pensioni minime a un milione di lire portò una spesa aggiuntiva di due miliardi di euro per le casse dello Stato. La platea di beneficiari alla fine si ridusse a 1,8 milioni di pensionati rispetto a una platea potenziale di 6 milioni. E questo perché l’innalzamento fu subordinato a una serie di criteri. Il primo era che il beneficiario dovesse avere più di 70 anni. Poi che avesse un reddito personale non superiore a 6.714 euro l’anno. Nel caso di coniugi l’asticella fu fissata a circa 11 mila euro totali. Ma soprattutto, Askanews ha calcolato quanto sarebbe costato l’intervento. Le pensioni fino a 500 euro ammontano a 1,7 milioni. Sono 4,1 milioni quelle tra 500 e mille euro. L’assegno a mille per tutti costerebbe quindi 10,8 miliardi. Con gli assegni sociali si sommano altri 6 miliardi. L’innalzamento per l’invalidità totale invece costerebbe altri 3,4 miliardi. Per le casse dello Stato si spenderebbero quindi all’incirca 18 miliardi di euro. Quel che non è bello è non dire con quali coperture si reperirebbero questi soldi.
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