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Interferenza russa sulla crisi italiana? FdI si smarca. Nordio: «Inorridito da Berlusconi e Salvini». Urso: «Con noi al governo Mosca deve temere»

23 Luglio 2022 - 10:56 Redazione
Il palazzo del Cremlino a Mosca
Il palazzo del Cremlino a Mosca
L'ex magistrato, candidato da Meloni alla presidenza della Repubblica, ha parlato di «indizi gravi e precisi» nelle parole dei leader del centrodestra. Il presidente del Copasir sottolinea la vocazione europeista e atlantista di FdI

Influenze russe sulla caduta del governo Draghi? A rilanciare l’ipotesi di un intervento di Mosca sulle vicende politiche nazionali è il magistrato Carlo Nordio, candidato di Fratelli d’Italia alla presidenza della Repubblica. Colui che viene già tirato in ballo da alcuni come potenziale ministro della Giustizia in un governo a guida di Giorgia Meloni, va duro contro gli alleati di Giorgia Meloni: «Sono rimasto inorridito dalle parole di Berlusconi e Salvini che rappresentavano una sorta di endorsement a Putin. L’aggressione russa all’Ucraina è folle, criminale e ingiustificata, e sarebbe inammissibile un governo che non sostenesse, in politica estera, la linea di Draghi, ovvero un sostegno all’Ucraina senza se e senza ma». Nordio specifica che non ci sono prove, ma ha parlato di «coincidenze che sono diventate indizi gravi, precisi e concordanti». A fare eco alle parole del magistrato arriva il presidente del Copasir, Adolfo Urso, che nel corso del convegno UpLodi, ha precisato: «Qualora dovesse affermarsi quella che è la prima forza politica del paese secondo i sondaggi se i russi devono temere qualcosa, quelli siamo innanzitutto noi. FdI – ha spiegato – è stata la forza politica che con più determinazione ha affermato che l’Italia dovesse schierarsi con i partner europei e atlantici, con il popolo ucraino e contro la Russia».

Chi è Carlo Nordio

Brigate Rosse, tangenti, Mose e sequestri di persona: sono questi i casi di cui si è occupato Carlo Nordio da magistrato, ormai in pensione dal 2017. Ma nel suo percorso ha intrattenuto un rapporto turbolento con la toga: più volte ha sottolineato le interferenze politiche nel suo settore, arrivando a dire che «la politica fa da padrona nell’associazione nazionale magistrati, così come nel consiglio superiore delle toghe». Negli anni ’80 fu Giudice istruttore a Venezia e portò avanti le indagini sulle Br venete. Negli anni ’90 seguì la tangentopoli veneta per poi divenire capo della Procura di Venezia nel 2017. Qui è stato rilevante il suo lavoro nell’inchiesta sul Mose, nella quale denunciò pubblicamente le analogie con tangentopoli in merito alla gestione della cosa pubblica da parte dei politici.

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