Stupro di Capodanno a Roma, il racconto della 16enne: «Ho cercato di scansarli e di dire di no»
È passato un mese da quella festa e “Bianca” è seduta un’altra volta davanti ai carabinieri di Ostia, una psicologa e alla pm Stefania Stefanìa. La ragazza 16enne, vittima degli abusi della festa di Capodanno 2021 nella villetta di Primavalle, a Roma, prova a raccontare cos’è accaduto quella notte mettendo insieme i ricordi confusi dall’alcol e dalla droga. Il secondo verbale, quello del 3 febbraio 2021 riportato da la Repubblica, si apre con il racconto di come sia finita la sua amicizia con una delle figure più forti del gruppo delle «parioline»: la pugile. «Fino a settembre, ottobre, era tranquilla, calma. Poi si è fidanzata», racconta Bianca, «si è autoconvinta che era più bella se si drogava, se era depressa». La ragazza di cui parla è la figlia di una soubrette televisiva, è lei che qualche tempo prima della festa si era fidanzata con il nipote dell’ex premier Ciriaco De Mita, Simone Maria Cesarini.
«Risolvere la serata»
Come ricostruito dalle intercettazioni, era lei che doveva «risolvere la serata». Andando «sulla Cassia, da Enzo a Lepanto, prima a Tor Bella» avrebbe procurato la cocaina per tutti e ora è indagata per spaccio dalla Procura per i minorenni. Era passato solo un mese dall’abuso e le parole di Bianca vengono ancora considerate come uno sfogo di una vittima confusa. Ciò che ne emerge, però, è come la ragazza avesse percepito che qualcosa non stesse andando come avrebbe dovuto nella sua amica. «Ho provato a spiegarle che non doveva autoconvincersi di queste cose». Tentativo che non è riuscito e che, anzi, l’ha portata ad allontanarsi: «E ha iniziato a drogarsi insieme a un’altra del gruppo».
I genitori dei ragazzi
Uno solo dei presenti quella sera andrà a processo con l’accusa di aver abusato di Bianca: è Patrizio Ranieri, oggi 20enne. Altri quattro sono ancora indagati. Negli ultimi mesi, sono state pubblicate numerose conversazioni di alcuni ragazzi che raccontano ai propri genitori cos’è accaduto quella sera. A volte, con madri e padri che provano a tranquillizzare i propri figli cercando anche di far ricadere tutte le colpe su Ranieri. Il Corriere della Sera riporta le parole del padre della migliore amica di Bianca: «Oggi ho avuto due telefonate con il papà di una delle ragazze che sono andate alla festa», racconta agli investigatori, «”Per evitare guai ai nostri figli parliamo con loro senza coinvolgere le forze dell’ordine”. Gli ho risposto di no».
È lui il primo a vedere Bianca dopo lo stupro e, capendo che qualcosa di grave era accaduto, ha iniziato a telefonare ad altri genitori per capire se anche ad altre era capitato qualcosa. Quello che trova, però, è una barriera fatta di omertà: «Se le forze dell’ordine avessero saputo che è stato consumato dello stupefacente», gli racconta un padre, «tutti i ragazzi, compresi i nostri figli, avrebbero perquisizioni e test tossicologici».
Le colpe di Bianca
Bianca ora vive in Spagna, non è più tornata in Italia. Ma il gruppo di parioline continua a inviarle messaggi di minacce. «La ragazza con cui si droga la pugile mi ha inviato un messaggio audio di un minuto per minacciarmi. Tutte all’inizio mi chiedevano come stessi, poi hanno iniziato a darmi colpe». La colpa di Bianca sarebbe il fatto che ha denunciato gli abusi di quella sera, ponendo sotto i riflettori le feste organizzato dal gruppo. Lo spaccio di droga è solo uno dei filoni al centro dell’inchiesta. Quello che rimane ancora da capire è come queste ragazze riuscivano a procurarsi quelle quantità di stupefacenti. I carabinieri hanno cercato di ricostruire se ci fossero anche i Casamonica nello smercio di Primavalle. «La pugile aveva la cocaina, tanta. Certa gente gliela comprava. Lei non aveva mai fatto questa cosa prima e già all’inizio della sera tutti si sono messi a fare delle cose con la cocaina. Io non ricordo di averne assunta».
I segni della notte
Nel primo verbale, quello del 2 gennaio 2021, è riportato come Bianca avesse detto di sentirsi «abbastanza intossicata». Quella notte di alcolici ce n’erano tanti, c’è anche una foto della 16enne con una bottiglia di amaro in mano. I medici, però, nel suo sangue hanno trovato anche tracce di cocaina e Rivotril. Il sospetto è che qualcuno le abbia messo Gbl (la droga dello stupro) nel bicchiere, ma non è ancora stato dimostrato. «Ho cercato di scansarli, a dire di no, ma non mi ricordo benissimo». Inoltre, sul suo corpo erano ben visibili i segni di quella notte. «Le gambe erano piene di lividi, c’erano anche sulle braccia, avevo segni e tanto dolore. Non riuscivo neanche a camminare. Non riuscivo a mettere i piedi a terra».
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