Fridays For Future, al via a Torino il Meeting europeo: ci sarà anche Greta Thunberg, ma via webcam
Cinque giorni di talk, workshop ed eventi. Parte oggi, 25 luglio, il secondo Meeting europeo di Fridays For Future, rinviato per due anni a causa della pandemia. Fino al 29 luglio, Torino sarà animata da un fitto programma di incontri, workshop interattivi, dibattiti e conferenze per sensibilizzare i cittadini sul cambiamento climatico e confrontarsi concretamente su un futuro sostenibile, nella cornice del Climate social camp, nel parco della Colletta, un campeggio con ingresso libero interamente dedicato al clima, e del campus universitario Luigi Einaudi. La settimana si chiuderà poi con una giornata di sciopero a cui. La fondatrice del movimento, Greta Thunberg, era attesa sin da questo pomeriggio. Tuttavia, per «problemi tecnici», l’attivista svedese potrà solo collegarsi a distanza. A comunicarlo sono stati gli organizzatori del meeting, i quali hanno annunciato l’intervento di Greta già dalla plenaria del primo giorno.
L’evento è stato totalmente autofinanziato, anche grazie a una raccolta fondi lanciata sul portale «Rete del dono», dove sono stati racimolati oltre 20 mila euro. L’obiettivo, con scadenza tra quattro giorni, è raggiungere quota 30mila. Gli organizzatori hanno previsto la partecipazione di più di 500 attivisti provenienti da 55 Paesi, tra cui quelli dei Mapa (Most affected people and areas), ossia gli Stati che più subiscono gli effetti del cambiamento climatico. «In questi eventi parleremo della crisi climatica ed ecologica in corso, e di come agire insieme nei prossimi mesi, confrontando le situazioni nei vari Paesi da cui vengono i partecipanti», spiegano gli organizzatori.
«Un tema centrale sarà quello della decolonizzazione del movimento. Il nostro intento è di dare la stessa rilevanza alle esigenze e alle voci delle persone di tutti i Paesi, in modo che vengano trattati con la giusta importanza temi che attualmente passano in secondo piano. Quello che accade ora infatti è che le voci delle persone e aree più colpite vengono ignorate, o intenzionalmente silenziate. Per questo motivo abbiamo invitato anche attivisti da Paesi di America Latina, Asia e Africa, particolarmente colpiti dalla crisi climatica e tra i meno responsabili nell’averla causata».
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