Conte: «Alle elezioni saremo il terzo incomodo. Draghi? Ha esiliato la dialettica politica»
Camicia bianca, giardino alle spalle e rumori di fondo tra chiacchiere, cantieri e campane. Giuseppe Conte è tornato in una diretta sulla sua pagina Facebook sulla crisi di governo, lanciando la corsa del Movimento 5 stelle alle prossime elezioni: «Sono passato qui a S. Giovanni Rotondo, qualche giorno di riposo con i miei genitori prima di cominciare questa battaglia elettorale. Si parte ovviamente con la massima determinazione e il massimo coraggio: saranno giorni impegnativi», ha detto. Il primo punto è, ancora, la la caduta del governo guidato da Mario Draghi: «Non credo che il M5s abbia avuto un comportamento irresponsabile. Nonostante si sia mosso il pensiero unico per fornire una versione preconfezionata a tutti voi cittadini, vorrei ricordare che quel giorno al Senato il M5s si è presentato forte di un documento politico chiaro e costruttivo. Siamo stati bullizzati davanti al Parlamento e a tutti i cittadini».
Conte ha continuato rivendicando i risultati del Movimento 5 Stelle che nell’ultima legislatura è stato sempre nella maggioranza, almeno fino allo strappo del 14 luglio scorso: «Io credo che responsabilità sia mantenere le promesse in campagna elettorale. Noi siamo la forza politica che più ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale. Siamo stati i più lineari e coerenti con i cittadini». Nel suo discorso Conte non ha mancato di accusare Draghi per non aver sostenuto le misure proposte dal M5s: «È stato aggredito il reddito di cittadinanza ogni giorno, senza che chi doveva tenere insieme la maggioranza spendesse una parola. Il premier Draghi ha assunto un atteggiamento di estrema risolutezza, evidentemente ritiene pur dopo 18 mesi di governo che la dialettica politica debba rimanere esiliata».
Il terzo incomodo
Parlando invece delle elezioni imminenti, l’ex premier ha detto che secondo lui le proiezioni che circolano in questi giorni non corrisponderanno al risultato finale: «La campagna elettorale è già stata scritta dal pensiero unico dominante, ci sarà un voto utile, o si vota Giorgia Meloni o Enrico Letta, o Carlo Calenda dirà se stesso, Matteo Renzi dirà se stesso, si metteranno di mezzo Luigi Di Maio o Renato Brunetta. Ma ci sarà una sorpresa, un terzo incomodo, il M5s con la sua agenda progressista: sociale, ci batteremo per fissare priorità per tutelare piccole imprese, lavoratori autonomi». E ancora: «Saremo soli, saremo il Terzo polo, il terzo campo, il campo giusto, dove c’è la dignità della persona, di chi lavora, la dignità sociale di chi in un momento di difficoltà può essere aiutato dallo Stato senza essere umiliato, bullizzato da politici che vivono di privilegi».
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